Doppia visione
Forse non tutti lo sanno ma l’Europa – o meglio, la UE – ha due facce. Questo, evidentemente, è ciò che pensano alcuni estremisti dell’animalismo italiano che sono pronti a cambiare radicalmente opinione sul valore delle norme comunitarie. Quando la UE si schiera contro la caccia e i cacciatori, magari per questioni puramente burocratiche e formali – come nel caso degli storni – allora le sue direttive o le sue richieste di chiarimento (con le relative e immancabili minacce di messa in mora) sono precetti “evangelici” indiscutibili che ogni stato membro, specie quello italiano, deve seguire ad occhi chiusi e immediatamente. Quando, invece, emette orientamenti o norme sgradite, allora si tratta di un carrozzone inaffidabile che emana istruzioni esclusivamente su base “politica” per compiacere chissà chi.
Ultimo esempio lampante
L’ultimo esempio di questa doppia valutazione lo si è avuto proprio ieri quando il “Comitato permanente” della Convenzione di Berna ha votato a favore della proposta della UE, risalente al dicembre dello scorso 2023 – peraltro appoggiata dal governo italiano – approvando ufficialmente l’abbassamento dello status di protezione del lupo spostandolo dall’Allegato II (specie “rigorosamente protette”) all’Allegato III (specie “protette). Questa modifica entrerà in vigore il 7 marzo del 2025 e offrirà agli Stati membri una giusta flessibilità nella gestione delle popolazioni locali di lupi. Contro una simile decisione si sono subito schierate le “truppe cammellate” dell’ideologismo animalista (primo fra tutti, si è subito espresso Francesco Romito, vicepresidente dell’associazione “Io non ho paura del lupo”, il quale, appunto, l’ha immediatamente bocciata giudicandola una “decisione politica che ha poco a che vedere con la scienza”!
Deregulation venatoria
Ora, fermo restando che il declassamento di status di protezione non porterà certo a quella che gli animalisti nostrani amano chiamare terroristicamente “deregulation venatoria”, i comuni cittadini si chiedono come mai sia possibile definire “politica” e non scientifica una decisione le cui radici affondano in una realtà che è lontana anni luce da quella presente nel Vecchio Continente quando venne disposta la “rigorosa protezione” del lupo che era giunto quasi sull’orlo dell’estinzione. Oggi le cose sono cambiate in maniera più che evidente. Tanto per informare o per rinfrescare la memoria a chi finge di non sapere o di non ricordare, giova sottolineare che nell’Ue, nel 2023, se ne aggiravano circa 21.000, presenti in tutti i 24 Stati non insulari: in 23 Paesi vivono branchi che si riproducono e che tendono ad aumentare costantemente uccidendo annualmente oltre 65.000 capi di bestiame.
I dati sul lupo
Qui di seguito, si riportano solo alcuni dati riguardanti la popolazione del lupo nei paesi della Ue nei quali sono presenti variazioni davvero sensibili. Infatti, si passa dai 783 della Francia, ai 1.400 della Germania, ai 1.886 della Polonia, agli oltre 2.000 della Spagna, ai circa 3.000 della Romania per arrivare agli oltre 3.300 dell’Italia che è la prima Nazione europea per numero di lupi. Questa, almeno, è la valutazione dell’ISPRA che però ha preso in esame solamente 100.000 km2 invece degli 230.000 dell’effettivo areale del lupo che invece, secondo altre stime, popolerebbe il nostro Paese con circa 5.000 esemplari! Come se non bastasse, va ricordato che sono sempre più numerosi e preoccupanti gli avvicinamenti non solo ai centri abitati e agli animali domestici e di affezione, ma anche agli esseri umani, come è accaduto recentemente in Liguria con l’attacco ad un bambino da parte di un lupo. Addirittura, secondo una recentissima ricerca, ormai ben tre branchi “assediano” la capitale: da Castelporziano a Castel di Guido, fino a Fregene e Focene.
Isterismi continui
La lezione che ci arriva dalla UE è quindi chiara e va presa con pragmatismo e coraggio, senza cedere di un millimetro agli isterismi di chi continua ad anteporre agli esseri umani e alle loro legittime esigenze di sicurezza, e di lavoro branchi di lupi sempre più fuori controllo. D’altra parte, se un Paese civile come la Svezia, con un territorio quasi il doppio del nostro e una densità di 23 ab./Km2 contro i 196 ab./Km2 dell’Italia, ha deciso di ridurre la popolazione dei lupi fino a meno di 200, una ragione scientifica e non “politica” ci dovrà pure essere! (Paolo Sparvoli – presidente Libera Caccia).