La rabbia è intatta, il dolore faticherà ad andarsene, ma per Andrea Lo Cicero, ex pilone da copertina dell’Italrugby diventato uomo televisivo e testimonial di tante iniziative benefiche, è arrivato il momento di passare all’azione. Il giorno da incubo vissuto nella sua azienda di Nepi, provincia di Viterbo, non si cancella; Zaira, la capobranco di un gruppo di asinelle ragusane, è stata uccisa sotto ai suoi occhi e a quelli di suo figlio, da un cacciatore di cinghiali. Il video dell’agonia postato sui social ha fatto il giro del web, le lacrime e la rabbia hanno avuto l’effetto di un placcaggio devastante moltiplicato per mille e adesso, da bravo rugbista, è arrivato il momento di rialzarsi e andare a segnare una meta preziosa.
Una di famiglia «Non lo faccio per spirito di vendetta – racconta Lo Cicero mentre con un metal detector sta ancora cercando nel prato il proiettile che ha trapassato il cuore di Zaira – né voglio sfruttare il mio essere un personaggio conosciuto. Qui c’è in ballo la nostra privacy, la libertà di poter vivere in campagna, il rispetto degli altri. Quella mattina con mia moglie avevamo deciso di portare il bambino a fare una passeggiata sulla via Francigena che passa di fronte la nostra azienda, poi visto che c’era un gran movimento di cacciatori abbiamo scelto di restare in giardino. E lì abbiamo rischiato la vita».
Il cacciatore ha sparato a 70 metri dall’abitazione, Zaira è crollata sul colpo: «Si è giustificato facendo credere che era stato un errore, ma la precisione del colpo, sparato per uccidere, lo contraddice. Stavamo lì, credo che mio figlio (18 mesi, ndr) non dimenticherà facilmente quel momento. E io mai dimenticherò le altre 5 asinelle spaesate, il loro terrore. Sono animali sociali incredibili, vivono con noi, qualche volta entrano dentro casa. Non a caso con loro abbiamo avviato un progetto di onoterapia per aiutare bambini con difficoltà. Dovreste vederle come interagiscono, come capiscono. I risultati sono eccezionali. Volevano uccidere un cinghiale, hanno fatto fuori un mio familiare dentro a un recinto». Tentato omicidio Il cacciatore è stato denunciato e i Carabinieri gli hanno sequestrato l’arma. Ma Lo Cicero non si ferma, la sua diventa una battaglia per il futuro: «Insieme con me tutte le associazioni stanno presentando denunce per l’accaduto. Io ne ho fatta una per tentato omicidio nei confronti della mia famiglia e una per omicidio. D’altronde Zaira era una del gruppo familiare».
Nella campagna viterbese Lo Cicero ha un’azienda agraria, 13 ettari in cui si produce zafferano, si fanno attività didattiche con le scuole, si allevano animali da compagnia: «Volevamo produrre latte d’asina, poi quando ho capito che i maschi sarebbero finiti al macello ho bloccato tutto. Proprio non ce la faccio a uccidere gli animali». Una legge per chi vive in campagna Adesso Lo Cicero spera che qualcosa cambi, che non sia più possibile uscire di casa con una carabina a canna rigata, pericolosa fino a 2 chilometri, e andare in giro in mezzo alle abitazioni e per questo ha scritto al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, per farsi promotore di una legge che tuteli il diritto a vivere in campagna e ad amare gli animali: «Mi piacerebbe tanto che si iniziasse a discutere una proposta a tutela della nostra privacy, non è possibile che nel 2020 si possa ancora andare in giro armati e mettere a rischio la salute degli altri. Mi metto a disposizione del ministro e con me le centinaia di associazioni che hanno condiviso il mio dispiacere. Sarebbe bello avere una legge “Zaira”. Solo allora riuscirei a dare un senso al suo sacrificio» (Il Corriere della Sera).