Porto d’armi, armi e munizioni gli furono ritirati dalla questura ad agosto 2016 e oggi, a più di cinque anni di distanza e dichiarata l’intervenuta inefficacia di quel provvedimento emesso a titolo cautelativo, è tornato in possesso solo del documento; delle armi e delle munizioni, invece, nessuna traccia nonostante le continue richieste inoltrate alla questura. L’uomo, un pratese difeso dall’avvocato Raffaello Astorri, ha presentato ricorso al Tar che nei giorni scorsi gli ha dato ragione.
La questura è stata condannata a restituire entro trenta giorni quanto di proprietà dell’uomo e, se ciò non dovesse avvenire, dovrà occuparsene il prefetto che, in qualità di commissario ad acta, avrà un altro mese di tempo per riconsegnare armi e munizioni. Il ritiro fu l’atto successivo alla richiesta di ammonimento avanzata al questore da alcune persone che avevano avuto contrasti con l’uomo. Il ritiro del porto d’armi, delle armi e delle munizioni non fu convalidato dalla prefettura che, peraltro, non adottò alcun divieto circa la detenzione di armi; quanto all’ammonizione, la richiesta fu archiviata dalla procura a giugno 2019.
Un nulla di fatto che si risolse nella immediata richiesta dell’uomo di tornare in possesso delle sue cose. Dopo qualche tempo tornò indietro solo il porto d’armi. L’ultimo sollecito alla restituzione risale a settembre 2021: nessuna risposta dalla questura che ora, come ordinato dai giudici amministrativi, dovrà provvedere entro 30 giorni e dovrà pagare anche le spese processuali che ammontano a circa 2.500 euro (Notiziediprato.it).