Questa volta il dito lo metto nell’occhio di tutti quegli imbecillotti (politici, giornalisti, opinion maker, buonisti, vegani, anticaccia da tavola e da salotto) che credono di farsi belli di fronte a chi non ha ancora le idee chiare, dichiarando guerra alle armi, e ovviamente, alla caccia. Sono i faccendieri, i nani, le ballerine e i saltimbanchi del Pensiero Unico. A volte si vestono da famosi scienziati, a volte da profeti di catastrofi ambientali, a volte da pensosi critici di costume, più spesso da dementi alternativi con la bandana, la barba, e la bottiglietta d’acqua minerale al seguito. E quando dicono “armi” non intendono mai quelle usate dai militari, dalle forze dell’ordine e meno che mai da rapinatori, terroristi, jihadisti e farabutti di ogni risma. No, quando succede qualche cosa (che so, quando un agente di custodia, un carabiniere, un vigilante al quale salta la brocca e spara alla moglie e alla suocera, o quando assistiamo in tv allo svolgersi di un clamoroso fatto di sangue provocato da bande di terroristi suicidi, o da americani impazziti che si mettono a sparare in un campus o in un college) non si considerano le armi che tutta ‘sta brava gente impugnava: mitragliette, fucili d’assalto e a ripetizione, bombe a mano, cinture esplosive, tutte armi da guerra e da guerriglia. No, si chiedono leggi che rendano la vita difficile a tutti coloro che per difesa, attività sportiva, caccia già posseggono o acquisterebbero (avendone i titoli) armi legali, registrate e comunque non in grado di provocare stragi. E così credono di risolvere il problema della delinquenza comune e organizzata o dell’estremismo politico e religioso. Imbecilli! Potete togliere a tutti gli italiani le armi da difesa, caccia o sport, ufficialmente e legalmente detenute (le armi buone) e le stragi, le rapine a mano armata, le attività mafiose continuerebbero a fare morti. Perché queste armi, signori imbecilli, sono detenute in depositi clandestini ad uso della malavita, degli stragisti, e dei terroristi politici e religiosi (le armi cattive).
Sono gli stessi imbecillotti, forcaioli a senso unico, che quando un cittadino si difende da ladri, rapinatori o stupratori, chiedono la sua testa o almeno la sua incriminazione e godono quando un giudice sul quale non mi è consentito esprimere un giudizio (lui sì e io no) lo condanna a cinque anni di galera ed al risarcimento dei danni nei confronti dei ladri. Per la cronaca: il poverino morì d’infarto. Cornuto e mazziato! Alla stessa categoria di imbecillotti (scusami Presidente, eppure qualche cosa di buono dici di aver combinato) appartiene Matteo Renzi che si è lasciato scappare una frase infelice: “Qui da noi è ormai di moda sparare ai ladri”. E che non sa resistere alla tentazione di annunciare una nuova e più severa regolamentazione delle armi. Sempre di quelle per difesa personale, o ad uso sportivo e venatorio.
Tutto questo nella credenza di andare incontro al sentimento nazionale, che si immagina buonista, contrario all’uso delle armi e insofferente dell’attività venatoria. E allora io dico a tutti questi cercatori di consensi di andarseli a cercare da un’altra parte. perché le cose non stanno come pensano o come qualcuno cerca di fargli credere. Ben 24 referendum per l’abolizione della caccia tra nazionali e regionali sono stati battuti dall’indifferenza generale che ha sempre fatto mancare il quorum. Soltanto un referendum è stato celebrato nelle urne. I più vecchi lo ricordano. Si era nell’80 e il quesito verteva sull’abrogazione della legge che regola il porto d’ armi. I proponenti erano i radicali e i soliti anticaccia. Bene , furono battuti, anzi sommersi, da una valanga di “NO!”: l’84 per cento dei votanti bocciò il referendum. Il verdetto degli Italiani fu inesorabile e dimostrò già allora quanto ritenessero necessario avere un’arma in casa. E le cose non sono cambiate ancora oggi. E così, giornalisti delle grandi città, politicanti e quanti credono di interpretare gli umori della gente, convinti che la società intera consideri la caccia un’attività inutile, dannosa ed immorale. Niente di più sbagliato. Due recenti indagini demoscopiche di Astra Ricerche, una del 2010 e una del 2013, hanno dimostrato che gli italiani favorevoli alla caccia sono una netta maggioranza. L’Italia non è la Milano del Corriere della Sera o la Roma di Repubblica, ma l’Italia è quella delle piccole città , delle province, delle campagne dove la caccia ha avuto sempre diritto di cittadinanza. Nelle grandi città (che non rappresentano l’Italia) molti bambini non sanno nemmeno come nasca un pollo. Pensano che venga fabbricato negli stabilimenti Aia, Arena, Auchan. Non nel pollaio della nonna. Né hanno mai visto ammazzare la gallina vecchia per farci il brodo o l’agnello per festeggiare la Pasqua. E così i filetti di merluzzo Findus non erano parte pesci guizzanti in agonia sul paiolo del peschereccio, ma avevano il significato di una barretta di cioccolato o di una merendina Kinder. E la maggioranza dei favorevoli alla caccia è aumentata del 3 per cento in tre anni (siamo al 56%), tra la prima e la seconda indagine dell’Astra. E 56% non significa che l’altro 44% sia contrario. No, molti non sanno cosa dire, altri non conoscono il problema. Solo un’esigua minoranza si dice contraria alla caccia ed è in grado di motivare questa sua risposta. Perciò, imbecillotti in cerca di consensi, avete sbagliato tutto e continuate a sbagliare.
Per concludere, l’arma che sta a casa mia, denunciata e ben custodita, è un’arma buona, che fa sentire più sicuri i miei cari e i miei vicini, e meno sicuri i malviventi. L’arma buona è una garanzia. Il Paese più armato del mondo è la civile e democraticissima Svizzera, dove ogni soldato si porta l’arma d’ordinanza in casa. In Svizzera non ho visto inferriate e porte blindate. Né ho mai letto sui giornali di un malvivente che abbia massacrato a morte una copia di poveri pensionati nella loro casa priva di armi e buttato giù dal balcone una vecchia signora dopo averla violentata. Meditate, imbecillotti, meditate!