Caccia al cinghiale verso lo sprint finale: domenica 9 gennaio le squadre della provincia di Arezzo riporranno le armi. E l’obiettivo degli abbattimenti, 5.400 nell’Atc1, è stato già centrato in anticipo. L’ultimo dato disponibile per l’ambito territoriale che comprende Arezzo, Valdichiana, Casentino e Valdarno – aggiornato a domenica 19 dicembre – indica 5.382 cinghiali abbattuti nelle aree vocate, più 128 nelle aree non vocate. Da qui alla conclusione, quindi, il numero degli ungulati abbattuti è destinato a crescere ben oltre la quota prefissata. Le squadre stanno vivendo gli atti conclusivi dell’annata che ha visto pure la possibilità di cacciare nelle zone temporanee di ripopolamento e cattura.
Dopo il 9 gennaio, chiusa la caccia in braccata, il contenimento dei cinghiali che tanti danni arrecano alle campagne, oltre ai pericoli per la circolazione, potrà avvenire solo con caccia di selezione e in base all’articolo 37 su richiesta dei proprietari. Sono quasi seimila i cacciatori che praticano l’attività venatoria al cinghiale, specie ormai fuori controllo nel territorio per numero e diffusione. E sono 83 le squadre, di cui 64 nell’Ambito territoriale 1 e 19 nell’Atc 2 della Valtiberina. A imbracciare il fucile oltre 5.000 cacciatori di cinghiale dell’Atc1 (sugli 8.500 totali) e 800 dell’Atc 2 (sui 1.100 che esercitano l’attività venatoria).
La stagione 2021-2022 è cominciata il 10 ottobre preceduta da grande attesa per la necessità di ridurre i cinghiali nel territorio. Una presenza massiccia con sconfinamenti pure nei centri abitati, perfino nel cuore di centri storici come quello di Cortona dove un gruppo di cinghiali è stato ripreso in un video girato con il cellulare. Non a caso l’asticella degli abbattimenti era stata innalzata di oltre mille unità rispetto al 2020/2021: da 4.500 a 5.400 nell’Atc1. Le squadre hanno cacciato al ritmo sostenuto dei fine settimana, sabati e domeniche, e con la terza giornata a scelta fra tre opzioni: prima era solo il mercoledì il giorno dedicato, quest’anno lunedì o giovedì ulteriori possibilità. Altra novità che la Regione ha voluto per fronteggiare l’emergenza è stata l’inserimento di zone non vocate con particolari criticità.
Resta imprecisato il numero di ungulati presenti nell’Aretino: in attesa di decisioni statali e regionali di portata generale, gli abbattimenti da parte delle squadre hanno sfoltito il numero di animali. Una riduzione cruenta, venatoria, da accompagnare con politiche stabili mirate al contenimento e alla distribuzione degli ungulati nei luoghi a loro riservati, quindi lontano da centri abitati e vie di comunicazione dove invece rappresentano delle vere mine vaganti (Corriere di Arezzo).