Come ha spiegato la stessa associazione, anche in questa quarta edizione dell’evento l’entusiasmo e la felicità dei bambini sono stati elementi predominanti, a testimonianza del fatto che le attività legate alla natura e alla sua conoscenza (di cui la caccia è uno degli aspetti fondamentali) interessano e coinvolgono sempre. Gli alunni hanno realizzato dei lavori pregevoli, ben istruiti dalle maestre, e hanno rielaborato gli animali conosciuti durante questa esperienza con diverse forme espressive: in particolare, sono state apprezzate quelle prodotte in cartapesta, oltre alle poesie che hanno enfatizzato le principali caratteristiche, come ad esempio i colori dei fagiani, l’agilità del capriolo e la velocità delle lepri, ma anche le leggende mitologiche ideate in relazione alla nascita delle specie selvatiche, i disegni di questi animali nei loro ambienti e gli origami.
Gianni Pericoli è stato ricordato, in particolare, per il suo sconfinato amore rivolto alla natura e alla caccia: l’attività venatoria è stata inoltre veicolata dall’indimenticato dirigente come un qualcosa pieno di conoscenza e di significati culturali. Nel comunicato ufficiale di ArciCaccia si legge come Pericoli pensasse che all’animalismo dominante, emotivo ed irrazionale non si dovesse rispondere con il “muro dell’incomunicabilità” e neanche con l’appiattimento a una cultura che non va assecondata nella sua becera violenza.
Ecco perché ArciCaccia ha sottolineato come l’orgoglio identitario dell’attività venatoria sia legato alla rivendicazione colta e motivata di un prelievo che è utile alla conservazione dell’ambiente e che riscopre di continuo le sue radici popolari. Inoltre, la caccia dovrebbe rifuggire l’elitarismo dal punto di vista culturale, in quanto è solamente dannoso e sterile. L’auspicio è stato quello di ricostruire l’autonomia culturale della caccia, l’iniziativa dedicata a Pericoli è destinata a continuare ancora a lungo.