Arci Caccia critica l’operato della Regione Lazio e la cancellazione della preapertura della Stagione Venatoria: “potevamo risparmiare una brutta figura”.
Sarebbe bastato da parte dell’assessore Birindelli non avventurarsi su terreni impervi e scivolosi per dimostrarsi a tutti i costi prima della classe o più previdente nella pubblicazione della deroga per fronteggiare l’ennesimo scontato strumentale ricorso anticaccia. Per non parlare di una procedura amministrativa dove le parole “certezza del diritto” non hanno alcun significato ed il rinvio al 26 settembre di una discussione di merito invece il senso plateale di una beffa.
Soprattutto agli occhi di chi, assolti gli innumerevoli doveri e balzelli burocratici, amministrativi, fiscali – a poche ore dalla ripresa dell’attività venatoria tanto attesa – viene esposto a rischi sanzionatori pesantissimi. Solo un passaparola responsabile tra cacciatori ha evitato situazioni incresciose.
Questa situazione non può passare come l’acqua calma sotto un ponte; c’è chi ha sbagliato, ci sono delle responsabilità, delle incapacità che debbono essere denunciate, perché nel futuro non si ripresentino. La poca lungimiranza istituzionale su un argomento delicato come l’attività venatoria, fatta oggetto sistematicamente di attacchi trasversali della politica e di un variegato mondo animalista, è il primo errore.
Le responsabilità, da parte della Regione Lazio, nell’ascoltare i propinatori di scorciatoie pericolose in nome di vantate rappresentanze, che come dimostrato hanno il sapore di piccole politiche individuali a difesa di interessi non più sostenibili dal mondo della caccia, è il secondo errore.
Ad oggi possiamo solo recriminare che lo avevamo paventato; ma serve a poco, pur sentendoci responsabili di non averlo gridato forte abbastanza per farlo sentire a tutti i cacciatori, che hanno bisogno di comprendere che non è sempre vero che chi offre di più è quello più bravo. Insomma più lungimiranza, misura, equilibrio piuttosto che accarezzare il pelo anche a quanti si fanno paladini del più tutto, di carnieri mirabolanti – per poi invece essere condannarci alla rinuncia totale.
Oggi costoro tacciono, rappresentativi di niente, non polemizzano più, non vantano amicizie o vicinanze con chi comanda, spariti, migrati altrove come le tortore che dopo il 1 e 2 settembre sono sparite dai nostri cieli e – bisognerà attendere altri dodici mesi – per accarezzare la speranza di cacciarne poche residue di una migrazione per gran parte, già ai primi di settembre terminata.
Che serva di lezione, che i cacciatori serbino memoria di queste cose , consumatesi tra la farsa e l’amarezza. Noi per parte nostra saremo vigili e continueremo a presidiare tenacemente il futuro di una caccia responsabile e popolare, nel rispetto delle leggi della natura e di un ambiente sano.
Luigi Casarin
Presidente Arci caccia Viterbo