Sabato si è svolta a Vibo Valentia una forte e significativa manifestazione degli Agricoltori per protestare contro l’emergenza cinghiali e chiedere azioni concrete da parte della Regione e degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia). L’Arci Caccia e Pesca della provincia di Vibo Valentia, esprime piena e incondizionata solidarietà a tutto il Mondo Agricolo. Sostegno da sempre manifestato pubblicamente e nelle varie occasioni, esprimendo con chiarezza il proprio convincimento contro i ripopolamenti degli ungulati nelle aree in cui i cinghiali non erano mai stati presenti.
“Punto iniziale ed indiscutibile è quello di considerare attualmente il cinghiale quale unica specie “critica” per l’impatto negativo sugli ecosistemi agrari, anche perché la sua diffusione e il suo elevato numero produce squilibrio della piramide trofica e quindi dannoso allo stesso mondo venatorio. Va attribuito al cinghiale circa il 95% dei danni da fauna selvatica agli ecosistemi agrari e l’impatto presenta aspetti molto critici ormai in quasi tutto il territorio provinciale.” “Le cause che hanno determinato il raggiungimento di tale situazione di criticità, sono individuabili in due filoni principali: immissioni scriteriate negli anni passati, a volte favorite da dirigenti dotati di scarsa professionalità perfino in aree ritenute non vocate dallo stesso piano faunistico; strumentale ricorso ai “ripopolamenti fai da te” da parte di gruppi di “cacciatori” supportati dalle loro associazioni. Ripopolamenti, quest’ultimi vietati dalla legge, anche perché spesso mancanti dei prescritti controlli sanitari sulla selvaggina e sua idoneità, quindi aumento delle criticità!”.
“Vi è l’esigenza di considerare il cinghiale quale parte integrante degli agro-ecosistemi, con la quale è necessario imparare a convivere, accettandone la presenza, senza rinunciare, tuttavia, ad azioni anche drastiche, là dove è necessaria una riduzione delle consistenze, o addirittura la sua eradicazione in alcune zone, specie quelle a forte vocazione agricola e turistica”. “È necessario arrivare ad una migliore gestione della specie; adottare una strategia di governo compartecipata ed estesa alle aree naturali protette, agli ATC, basata su principi tecnico-scientifici e finalizzata al raggiungimento di una situazione di equilibrio sostenibile tra ammontare dei costi economici e sociali del danno, carniere”.
“Il problema “cinghiale” non può più essere sottovalutato, non solo per le diverse criticità sugli ecosistemi agrari e faunistico-venatori, ma anche sugli aspetti di sicurezza stradale e dissesto idrogeologico”. Solidarietà e proposte di soluzioni, che provengono da lontano e in tempi non sospetti, quando l’Arci Caccia e Pesca, come anticipato, attraverso comunicati stampa, a volte con alcune Organizzazioni Agricole; altre volte in forte solitudine, manifestando ragionamenti, in disaccordo anche con l’orientamento di altre Associazioni Venatorie, dichiarava la propria contrarietà a quei ripopolamenti, che si sono dimostrati parecchio dannosi. Solidarietà diffusa sul territorio, anche perché sono molti i cacciatori che coltivano i propri campi, non esenti dalle scorrerie dei cinghiali. Solidarietà, motivata anche dal fatto che, seppur per praticare la loro passione venatoria, si sottopongono a gravose tasse regionali e nazionali, i cacciatori, ad oggi, sono i soli ed unici a contrastare, legalmente, il forte aumento delle popolazioni di cinghiali, mediante l’abbattimento. Solidarietà convinta, dunque, attiva e partecipata.
Si legge, di inventata solidarietà agli agricoltori da parte di alcuni “ambientalisti della domenica”, salvo poi schierarsi contro la caccia, contro gli abbattimenti, e anche a quelli di selezione, che seppur non risolvono del tutto il problema, diminuiscono la presenza degli ungulati e quindi la loro pressione: il tutto a seguito di progetto approvato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), e quindi in piena legittimità. Peraltro la Legge n° 157/92 che disciplina la caccia e istituisce gli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), ne affida la gestione del territorio in materia faunistica-venatoria, principalmente alle Organizzazioni degli Agricoltori, dei Cacciatori e degli Ambientalisti, presenti sul luogo e in modo unitario; quindi, altro che immaginata solidarietà: collaborare nella gestione è proprio lo spirito della Legge. Alla Regione e agli AA.TT.CC. si richiede una maggiore attenzione e impegno alla problematica del contenimento della specie, oramai diffuso su tutto il territorio regionale; non ci si può più attardare con pannicelli caldi, e non si può aspettare la più volte paventata modifica della legge nazionale e regionale sui tempi di caccia al cinghiale: ai lavoratori dell’Agricoltura è necessario offrire soluzioni immediatamente, e prima che debbano essere costretti ad abbandonare questa loro professione.