L’attacco del tutto gratuito verso l’Arci Caccia da parte di Federcaccia, Libera Caccia e Enalcaccia circa la posizione di Arci Caccia sull’approvazione del bilancio dell’ATC Perugia è l’ennesima conferma di un modo populista di fare politica venatoria per attrarre il favore dei cacciatori. La posizione di Arci Caccia è stata chiara fin dal 2015 anno in cui con la compiacenza di molti fu fatto approvare un regolamento contorto che solamente penalizzato i cacciatori di caccia al cinghiale e che ha introdotto la legittimazione del regolamento N.5, eravamo contrari allora e lo siamo anche oggi. Il colpo mortale alla caccia al cinghiale a cui fanno riferimento Federcaccia, Enalcaccia e Libera Caccia è stato sferrato con la modifica del regolamento N.34 e da chi ha sostenuto tale modifica.
La responsabilità non va cercata nell’operato dell’ATC, ma nella latitanza della Regione nel rispondere alle richieste formulate dalle Associazioni venatorie tutte, sulla copertura dei danni da cinghiale relativi all’anno 2020, anno in cui, a causa della pandemia le squadre non hanno potuto esercitare la caccia cinghiale in maniera regolare, non per volontà propria ma per le motivazioni che tutti conosciamo. Va precisato che lo scorso anno l’ATC Perugia ha richiesto alla Regione Umbria di far fronte all’ammanco dei fondi per i risarcimenti dei danni, con i fondi propri, la stessa Regione ha vietato all’ATC l’utilizzo degli stessi chiarendo che le risorse mancanti devono derivare dall’applicazione del regolamento regionale e che un utilizzo diverso delle risorse sono ipotizzabili solo ed esclusivamente previa modifica del vigente regolamento. Appare evidente che qualcuno abbia paura di disturbare il macchinista, pertanto se la prende con gli ATC Perugia 1 e Terni 3, anziché con chi fino ad oggi non ha risposto alle richieste legittime delle Associazioni Venatorie.
Le mancanze della Regione in questi mesi non possono essere scaricate né sui cacciatori né sull’ATC come anche qualche esponente della maggioranza sta facendo. Non è questo il modo di affrontare il problema che nasce da un regolamento capestro e contorto sul quale nessuna amministrazione regionale presente e passata si è resa disponibile ad una modifica. A questo punto la Regione Umbria dovrà chiarire anche, se con l’approvazione del regolamento della caccia di selezione agli ungulati, il regolamento regionale N.5 del 2010 verrà applicato anche ai selecontrollori della specie cinghiale, visto che il regolamento prevede che tutti gli operatori iscritti al distretto, in caso di mancato raggiungimento del piano di abbattimento saranno chiamati a corrispondere le somme necessarie per l’indennizzo di eventuali danni causati dalla mancata realizzazione del piano stesso.
Finché la Regione Umbria non chiarirà se intende far fronte al pagamento dei risarcimenti agli agricoltori con ulteriori risorse derogando l’applicazione del regolamento regionale Arci Caccia ritiene quanto mai opportuno che in difesa degli interessi dei cacciatori, gli stessi sospendano qualsiasi intervento di controllo della specie, invitiamo i nostri iscritti e le nostre guardie volontarie a sospendere tutte le attività controllo della specie cinghiale. Ci dispiace per gli amici agricoltori, con i quali abbiamo sempre collaborato, ma la situazione che si è venuta a creare e la mancanza di una risposta da parte della Regione, ci impone di uscire dagli schemi di collaborazione che sempre hanno contraddistinto il mondo venatorio (Il Presidente Regionale di Arci Caccia Umbria, Bennati Emanuele)