Arci Caccia dell’Umbria, proposte precise per il rinnovo degli ATC regionali.
Le proposte dell’Arci Caccia sono:
Per la Revisione della spesa.
– Individuare per i tre ATC dell’Umbria le modalità di espletare gare per la fornitura di beni e servizi a livello regionale.
– Progressiva diminuzione del compenso ai Presidenti. Riconoscere al Presidente ed al Vice Presidente il rimborso delle spese documentate.
– Individuare le sedi per gli ATC presso gli Enti Locali al fine di diminuire le spese.
Per la Trasparenza
– Pubblicare sui rispettivi siti internet le deliberazioni dell’Ufficio di Presidenza e del Consiglio.
Per la Gestione della “Caccia Programmata”.
Individuare una nuova strategia, come la gestione integrata del territorio attuando una gestione di tutte le specie al fine di sfruttare al meglio le risorse.
Abbiamo la necessità di concordare con le aziende agricole e con gli agricoltori le azioni in funzione dei loro piani; conseguentemente si propone di:
– Diversificare gli interventi con la creazione non solo di Zone Ripopolamento e Cattura ma anche Zone di Rifugio o fasce di rispetto oppure solo piccole strutture di allevamento e ambientamento gestite direttamente dagli agricoltori.
– Realizzare “distretti di gestione” per la piccola selvaggina.
– Zone “vocate” per la produzione di lepri, fagiani e “sperimentare” la starna.
– Introdurre “popolazioni naturali” all’interno delle Zone di Rispetto e controllo dei “predatori” e del cinghiale. Revisione della rete delle ZRC.
– Incentivare gli agricoltori nella produzione di selvaggina.
– Concentrare le risorse in zone specifiche per la realizzazione di culture atte al mantenimento di ambienti idonei al sostentamento della fauna.
– Controllo delle specie opportunistiche
– Valorizzazione della caccia ai corvidi.
– Monitoraggio e censimento delle specie selvatiche.
– Sperimentare un progetto di reintroduzione della Pernice rossa precostituendo le condizioni per la riproduzione.
– Istituire isole di nidificazione, rifugio e alimentazione agli angoli o ai margini dei boschi.
– Favorire all’interno dei “Distretti di caccia al cinghiale” e dei “Distretti di caccia ai cervidi e bovidi” la presenza di colture a perdere in rapporto alla superficie boscata e alla superficie coltivabile disponibile.
Cinghiale: “gestione” e “caccia”.
Gestire il cinghiale, non risulta semplice come sperimentato, per la particolare adattabilità della specie e per la sua prolificità. Per questo occorre non più “affrontare la straordinarietà” ma una “gestione a lungo termine”.
Per raggiungere tale obiettivo si propone:
– Censimenti
– Misure straordinarie per il contenimento fino al raggiungimento della densità stabilità.
– Ricostruire il rapporto tra squadre cinghialisti e ATC.
– Coinvolgere tutti i cacciatori interessati, anche se non iscritti alle squadre, nelle “zone bianche”.
– Vigilare ed intervenire anche sugli istituti pubblici e privati dove la popolazione di cinghiale ha raggiunto limiti insopportabili per l’ambiente.
– Istituire una Commissione permanente sugli ungulati con tecnici qualificati.
Danni da fauna selvatica.
I danni alle colture agricole sono ad un punto di emergenza nonostante tutti gli interventi messi in campo dai cacciatori e dagli ATC. Occorre un piano a lunga scadenza che preveda una diminuzione del cinghiale e allo stesso tempo lo riconduca al suo Habitat naturale. E’ importante però precisare che un conto è la “caccia e il calendario venatorio”, altro è “contenimento della specie” e la prevenzione del danno all’agricoltura; per questo è doveroso regolamentare gli interventi di contenimento che si svolgono nel periodo di caccia chiusa in modo che gli agricoltori possano usufruire di un servizio che i cacciatori sono in grado di garantire su tutto il territorio con le seguenti finalità:
– Rendere più incisivo il controllo dei danni alle colture agricole con la realizzazione di una “Albo dei cacciatori” gestiti direttamente dagli Ambiti Territoriali, in funzione delle richieste da parte degli agricoltori.
– Attuare la “prevenzione” e, nel caso di diniego da parte dell’agricoltore, il regolamento dovrà prevedere il non pagamento del danno.
Gestione Zone Ripopolamento e Cattura
– Costituire Comitati di Gestione con tutte le Associazioni riconosciute presenti nei Comuni ove la Zona “insiste”.
– Applicare metodi scientifici con valutazione dei risultati sull’andamento delle popolazioni.
– Censimenti almeno due volte l’anno.
Progetti sperimentali.
Occorrerà studiare una forma gestionale sperimentale che sappia coniugare il mondo venatorio con il mondo ambientalista, pertanto si propone di aprire le porte delle Z.R.C. mettendole a disposizione anche dei cittadini non cacciatori, attrezzando percorsi di bird-watching, con punti di avvistamento che consentano a tutti di godere di un ambiente ricco di biodiversità.
Valorizzazione delle carni.
La valorizzazione delle carni di selvaggina è sicuramente un passaggio determinante della gestione, soprattutto per le specie che oggi arrecano i maggiori danni all’agricoltura, pertanto verificare fin da subito con la rete degli agriturismi la possibilità di promuovere piatti a base di selvaggina (cinghiale in primis) proveniente dagli interventi di contenimento nonché lavorare per attivare la filiera corta delle carni.
Interazione con il mondo agricolo.
Attivare progetti in grado di calamitare sull’ agricoltura i fondi previsti dal P.S.R. Per la “Rete natura 2000”.
E’ tempo di chiarezza, per questo invitiamo tutti i cacciatori a chiedere alle loro Associazioni di appartenenza la posizione sulla questione dei rinnovi degli ATC
30 luglio 2013
Arci Caccia Nazionale