Sembra ormai una moda fare tappe in alcune “cassazioni”, e depositare quesiti referendari per promuovere le sigle sedicenti ambientalisti “senza arte ne parte” prive di radicamento sociale e territoriale minimamente significativo. Il giro è passato anche per l’Umbria proponendo un quesito referendario che sottace i veri rischi per la fauna a cui si esporrebbe il patrimonio faunistico Italiano. Le critiche alle proposte referendarie che condividiamo in alcuni contenuti non vengono dal mondo venatorio che gli “sprinter” dei referendum virtuali individuano con fazioso fondamentalismo ideologico e talebano nemici da far sparire dalla terra ma si badi bene associazioni ambientaliste con regolare certificazione di esistenza e radicamento che derivano da anni di battaglie ambientali, alcune da noi condivise altre che ci hanno visto in schieramenti opposti come quelle contro la caccia.
Queste associazioni non sospettabili non noi, hanno denunciato già nei contenuti i pericoli “referendari” per il patrimonio faunistico italiano che deriverebbero dall’abolizione della legge, si prospettano possibilità che vanno da “caccia selvaggia” alle commercializzazione e al consumismo che deriverebbe dallo sfruttamento del bene pubblico “fauna” solo al fine di lucrosi profitti del turismo venatorio come in alcuni paesi laddove non c’è adeguata tutela della biodiversità faunistica come le norme in vigore consentono in modo egregio in Italia e come dimostrano i censimenti e le comunicazioni scientifiche rispetto al panorama europeo. Non stupisce la tempistica dei signori del referendum virtuale dei “gregari” che cercano pubblicità guarda caso con l’avvicinarsi delle diverse tornate elettorali sospese dalla pandemia.
“Sciacallando” sulle sofferenze degli italiani, con un occhio alle candidature si aspettano tempi migliori per presentare il referendum e essere contraccambiati magari se non con una poltrona con uno “sgabello”. Ironizziamo per esprimere una severa critica all’uso improprio e manipolatorio di uno dei più importanti strumenti voluto dai padri costituenti in costituzione a tutela dei più deboli delle minoranze che ora qualcuno usa per “spot” pubblicitari autoreferenziali. Rifletta il Parlamento sulla tutela del Referendum dalle spettacolarizzazione e trovi soluzioni per punire che ne approfitta per un uso personalistico e improprio” (Emanuele Bennati, Presidente Regionale dell’ARCI Caccia dell’Umbria).