Emanuele Bennati, presidente regionale dell’Arci Caccia Umbria, ha pubblicato una nota in cui sono stati commentati gli articoli degli ultimi giorni. La stampa ha dipinto il mondo venatorio e i cacciatori come “una banda di disonesti pazzi sanguinari“, pronti a sparare a qualsiasi forma di vita. L’associazione non tollera più una campagna del genere, gli attacchi delle associazioni animaliste e ambientaliste sono puntuali ogni anno durante la pre-apertura: dopo i moniti, però, queste sigle tornano in letargo. Il calendario 2017-2018 dell’Umbria è stato edatto prendendo spunto da dati scientifici certi e da censimenti accurati, eseguiti da esperti altamente qualificati.
Gli animalisti hanno finora “sparato” numeri roboanti per far colpo sull’opinione pubblica. Le decisioni della Giunta Regionale sono state legittimate dall’ISPRA, ma secondo Bennati i numeri sconclusionati non fanno più presa tra la gente comune. La tesi è quella di 27mila cacciatori umbri pronti a fare una strage di innocenti a causa del carniere massimo consentito dalla legge.
La falsità può essere smentita richiedendo i dati alla Regione e leggendo i tesserini venatori delle ultime stagioni, documenti che certificano la partecipazione di una parte dei cacciatori alla pre-apertura e non della totalità. Per Arci Caccia Umbria, si può essere in disaccordo con la caccia, ma la categoria non può essere diffamata, anche perchè ha una funzione sociale importante.
Non è mancata una risposta alle accuse rivolte alle guardie volontarie delle associazioni venatorie, guardie più attive di quanto possa pensare il WWF e costantemente impegnante nei servizi di controllo. Molto interessanti sono le conclusioni del comunicato: “L’ambiente e la fauna si proteggono vivendolo sentendosi parte di esso, utilizzando ciò che esso ci mette a disposizione fauna compresa, attraverso un utilizzo razionale ben preciso e basato su scienza e conoscenza“.