Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato il Piano Regionale Agricolo Forestale: le valutazioni di Arci Caccia Toscana.
Il PRAF, (Piano Regionale Agricolo Forestale) approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale e pubblicato l’8 febbraio 2012 sul BURT, assume da tale data valore legale con le conseguenti scadenze istituzionali, come ad esempio i 60 giorni per il rinnovo dei Comitati di Gestione degli ATC. La discussione preliminare ha visto l’Arci Caccia Toscana, come al solito, farsi promotrice di numerose proposte, con l’obiettivo di fare di questo strumento di programmazione un trampolino per rilanciare, anche con idee e progetti innovativi, la gestione faunistico venatoria nella nostra regione.
Abbiamo puntato molto sulla necessità di implementare e rinnovare la gestione della piccola fauna stanziale ripartendo da una migliore perimetrazione e gestione degli Istituti faunistici pubblici (ZRC e ZRV in primo luogo), nonché sperimentando in determinate aree forme di gestione e prelievo programmato innovative.
In questo quadro abbiamo puntato molto sulla necessità di coinvolgere direttamente il mondo agricolo in attività gestionali, in modo che questo diventi nuovamente protagonista di un’alleanza con il mondo venatorio su obiettivi concreti e di lungo respiro. Infatti, il rapporto tra agricoltura e caccia deve evolversi dalla sola gestione dei danni alle colture, pur rappresentando essa una criticità da superare e risolvere, e guardare avanti mettendo in campo progettualità e risorse in grado di fare da volano, da una parte alla ripresa della piccola fauna stanziale e, dall’altro, all’economia dei territori rurali.
Per la gestione degli ungulati abbiamo puntato molto sulla necessità di una programmazione complessiva del territorio che deve avvenire a livello di popolazioni naturali, individuando delle Unità di Gestione che comprendano tutti i territori in cui gravita una popolazione, indipendentemente dai confini amministrativi e nelle quali la gestione venga fatta in modo univoco.
Sempre in tema di danni abbiamo rimarcato la necessità di svincolare gli obiettivi gestionali dall’inseguimento delle sole densità come fine ultimo, vedendo in esse invece uno strumento tra i tanti (prevenzione in primo luogo) per giungere al vero obiettivo della diminuzione del fenomeno.
Obiettivo raggiungibile solo in un quadro di collaborazione generale e non tramite slogan e provvedimenti “spot” che, oltre ad essere inutili in termini di risultati, servono solo ad aggravare i rapporti tra le categorie, come nel caso della possibilità data agli agricoltori di procedere autonomamente ad inutili e pericolose forme di abbattimenti indiscriminato.
Gli Istituti faunistici privati possono essere una risorsa se veramente svolgono il ruolo a loro assegnato dalla legge e per questo abbiamo proposto che l’accesso a cacce quali la migratoria, ma anche gli ungulati, siano un elemento premiale sulla base dei risultati gestionali effettivamente raggiunti. Inoltre, in tema di ungulati, cinghiale in testa, sarebbe stato necessario rivedere la presenza di superfici boscate al loro interno per diminuire gli habitat utili a tale specie ed incrementare invece quelli adatti alla piccola fauna stanziale. Una serie di proposte qui solamente accennate nelle linee guida principali ma che, a nostro giudizio, avrebbero impresso una spinta in avanti decisiva.
Tuttavia nella discussione, al di là del merito tecnico, si è registrata una assenza decisiva: la Politica. In assenza di una elaborazione politica e culturale profonda, qualsiasi intelaiatura tecnica diviene una “lista della spesa” priva di quell’anima che rende vivo qualsiasi processo sociale, gestionale, ecc. Un’assenza che lascia l’amaro in bocca se si pensa che la Toscana avrebbe potuto rappresentare il vero punto di riferimento virtuoso nel quadro delle enormi difficoltà in cui versa la caccia in Italia.
Quindi, il PRAF, nasce come un’ elencazione di aspetti tecnici, in parte accettabili in parte non condivisibili proprio sul piano scientifico, ma comunque sganciati da un processo politico che ne doveva essere il motore propulsivo. Ora la parola passa alle Province che, nella loro autonomia, dovranno declinare sul territorio le previsioni del PRAF, cercando di dare loro un’anima ed una prospettiva culturale alla gestione faunistico venatoria.
Il nuovo riassetto istituzionale in atto, tanto sbandierato, rischia di aprire nuove incognite; l’eliminazione di fatto delle Province decisa nel così detto “Decreto salva Italia” e la recente legge di riforma istituzionale varata dalla Regione Toscana aprono prospettive nuove ed ancora non ben definite circa il governo di molte materie tra cui la gestione faunistica e la caccia.
Un’architettura Istituzionale consolidata nel tempo, nel giro di pochi mesi sarà probabilmente sconvolta e pertanto si pone l’assoluta necessità di una profonda e rapida riflessione su come vorremo, nella nostra Regione, affrontare il tema della governance anche della caccia.
Chiediamo pertanto all’Assessore Regionale all’Agricoltura, caccia e pesca, Gianni Salvadori, di farsi promotore di una urgente iniziativa in questo senso, convocando in tempi rapidi un tavolo di concertazione.
Firenze, 9 febbraio 2012
Arci Caccia Toscana