Arci Caccia Toscana risponde ai comunicati di Legambiente e Coldiretti Toscana sul problema ungulati, “tanto polverone per nascondere le verità da affrontare”.
La lettura incrociata dei comunicati di Coldiretti e Legambiente Toscana inducono ad una rappresentazione della realtà che respingiamo con sdegno e con fermezza. Particolarmente insopportabile è l’accusa di aver ricevuto, come mondo venatorio toscano, un “regalo elettorale” da parte della Regione, come se le rappresentanze dei cacciatori avessero mercanteggiato vantaggi a fronte di promesse di voto nei confronti delle varie forze politiche che siedono nel Consiglio Regionale. I fatti dimostrano non solo che non esiste una lobby dei cacciatori, quanto semmai certe logiche di tipo assistenzialista o di un certo ambientalismo di comodo alimentano comportamenti che appartengono ad altri. Siamo di fronte ad un attacco gratuito ed incomprensibile, tanto più che i comunicati in questione sono stati emessi all’indomani di una presa di posizione da parte della Regione Toscana, che ha richiesto al Parlamento che verrà un intervento che risolva alla radice l’emergenza dei danni provocati da fauna selvatica.
È bene che si sappia come realmente stanno le cose: ad oggi i danni provocati dalla fauna selvatica sono risarciti esclusivamente con le risorse provenienti dalle tasse pagate dai cacciatori. Ciò avviene nonostante il quadro normativo che prevede che la fauna selvatica sia, giustamente, patrimonio indisponibile dello Stato. Inoltre è necessario che tutti siano a conoscenza che la Legge 157/92 art. 23 comma 4, art. 26 comma 1, la Legge Regionale Toscana 3/94 art. 7 comma 3, art. 12 ed il PRAF, chiariscono in modo inequivocabile che le risorse provenienti dalla tassazione regionale sulla caccia e le quote di iscrizione all’ATC devono essere destinate obbligatoriamente alle azioni di gestione del territorio, ai miglioramenti ambientali, agli investimenti in favore della conservazione della fauna selvatica e solo in misura percentuale concorrono al risarcimento dei danni, privilegiando inoltre la maggiore destinazione di queste risorse per le azioni ed opere di prevenzione.
A ciò si aggiunge anche la beffa che, sempre con i soli soldi dei cacciatori, la legge obbliga gli Enti delegati, addirittura in via prioritaria, al risarcimento dei danni provocati dalle specie non cacciabili. Qual è il corrispettivo economico che viene messo a disposizione per contribuire a questa situazione da chi, oggi, dal fronte dell’ambientalismo salottiero, ci accusa di lobbysmo? Tutti quelli che oggi accusano i cacciatori di lobbysmo e di inadempienza non sborsano un solo euro né fanno proposte oggettive per la soluzione del problema. Ciò riguarda in particolar modo la irresponsabilità di coloro che, anche nel mondo ambientalista, esprimono pelose solidarietà agli agricoltori, quando essi stessi sono la maggior causa, attraverso la totale mancanza di gestione delle aree protette, dell’esplosione e del mancato controllo delle popolazioni ungulate.
La vera gravità dei due comunicati è che si continua ad omettere la questione centrale della proposta per la gestione faunistica ed ambientale per i prossimi anni, senza, tra l’altro, fare riferimento alla stridente contraddizione originaria, che ha posto la fauna come patrimonio della collettività (per noi valore da difendere) delegando esclusivamente ai cacciatori l’onere finanziario e gestionale della stessa.
Non è pensabile che un problema così importante e complesso possa ricadere esclusivamente sulle sole risorse umane ed economiche dei cacciatori. Situazione che si aggraverà inoltre a seguito dei previsti tagli al comparto, rispetto ai quali ci opponiamo in solitudine e con l’indifferenze di tutti, la stessa indifferenza che ha consentito allo Stato di trattenere il trasferimento del 50% della tassa nazionale in favore delle regione (la Toscana ha perso decine di milioni di euro) che oggi avrebbero potuto positivamente ritornare in favore anche dell’agricoltura e dell’ambiente.
Serve un urgente iniziativa legislativa nazionale che, una volta per tutte, superi le contraddizioni tra gestione del territorio a caccia programmata ed aree protette, consegni agli Enti ed agli ATC gli strumenti gestionali per affrontare con efficacia il problema, introduca l’elemento del concorso della fiscalità generale per la questione danni e per gli aspetti legati alla sicurezza stradale.
Di ciò nessuno parla mentre assistiamo al vergognoso tentativo di addossare ai cacciatori tutte le responsabilità di questa situazione. Rimaniamo letteralmente basiti di fronte al funambolismo di coloro che, appena due giorni fa, a livello nazionale, hanno sottoscritto un importante documento che riconferma la correttezza della caccia conservativa e della gestione della fauna nell’interesse pubblico e che, oggi, viene miseramente contraddetto da comunicati come quelli che abbiamo letto.
Anche sugli emendamenti contestati si sta provocando ad arte un equivoco kafkiano; quegli stessi emendamenti, introducendo i CAV come strumenti legittimi di servizio ai cacciatori, al pari di quelli che da anni le Associazioni agricole svolgono per le loro competenze, nulla vanno a modificare nulla sulla materia dei danni rispetto all’esistente in termini di percentuali di risorse disponibili, bensì si inseriscono strumenti di tutela nei confronti dei membri di tutte le rappresentanze nei Comitati di gestione degli ATC, che dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni di quelle associazioni regionali che oggi lo contestano, relegandolo ad una miserabile operazione di cabotaggio elettorale.
Del resto erano questi temi di dibattito noti ed ampiamente approfonditi nelle innumerevoli iniziative associative ed istituzionali alle quali hanno sempre attivamente partecipato coloro che oggi accusano la mancata concertazione. Ora una domanda sorge spontanea: a quale concerto hanno assistito? Se gli archi, i timpani ed i tromboni hanno prodotto una clamorosa stonatura non è certo colpa nostra. Prendiamo tristemente atto del ritardo e dell’incongruenza con cui si continuano ad affrontare questioni serie.
È necessario che qualcuno rimetta la sveglia, coordini un po’ meglio il pensiero nazionale con quello locale e finisca di interpretare la realtà attraverso l’approccio da “cartoni animati” (il trappolaggio ne è una chiara dimostrazione) bensì mediante la sapienza, modesta e raffinata, degli scarponi sporchi di fango.
23 febbraio 2013
Arci Caccia