Nel documento della Conferenza dei Presidenti Provinciali l’Arci Caccia Toscana L’Arci Caccia Toscana elabora una propria proposta culturale e di governo faunistico-ambientale del territorio.
Lo ha sancito nel proprio Congresso, strana abitudine democratica che perseveriamo a mantenere, aprendo le nostre porte al pubblico, alle rappresentanze politiche, di categoria ed istituzionali.
Tutte queste presenze non solo non ci fanno sentire isolati, ma rafforzano la nostra “mission” associativa visto l’enorme consenso che registra il nostro progetto; la caccia d’altronde vive nella società e non certo nella corporazione. Il rammarico, semmai, è non aver mai avuto l’onore, in quanto mai invitati, di portare neppure un semplice saluto nelle assise delle altre associazioni venatorie.
Per chi fosse interessato ad approfondire, è pubblicamente accessibile sul nostro sito internet una copiosa quantità di documenti dai quali emerge chiaramente il profilo ideale e programmatico della nostra Associazione. Basterebbe leggerli per farsene un’idea e per impedire che la fantasia ed il pregiudizio prendano il sopravvento. Notiamo, al contrario, che la tendenza ad appiccicare etichette è dura a morire.
Anzi, viene condita con una buona dose di ironica saccenteria che certo non segnala la volontà di avviare una fase di autocritica, la sola in grado, specie in questa lunga stagione di sconfitte, a far riprendere un cammino costruttivo.
E’ un vero peccato che Federcaccia Toscana, nel documento redatto ed approvato dal proprio Consiglio Regionale del 30 dicembre scorso, non tenga minimamente in considerazione questa necessità. Nei nostri confronti, viceversa, rivolge un auspicio in chiave sarcastica e ci dipinge come isolazionisti per vocazione. NON CI STIAMO!
I fallimenti collezionati in questi anni dal mondo venatorio sono stati ampiamente ispirati dalla Associazione venatoria maggioritaria.
La cultura “dei più tempi, più spazi e più specie” ha rappresentato l’humus che ha partorito l’art.42 della Comunitaria, i contenziosi giuridici sulle deroghe e sui calendari venatori nonché fomentato un vasto sentimento antivenatorio nella società italiana. Avviare quindi una fase di segno opposto era la vera priorità su cui lavorare.
“Un nuovo racconto della caccia” significava, e significa, semplicemente questo, e davvero ci meraviglia che qualcuno non ne comprenda il senso (o più probabilmente finga di non comprenderlo) e trovi, oltretutto, il modo di ironizzarci sopra.
Ciò sarebbe stato possibile a cominciare dalla Toscana se i risultati positivi prodotti in questa Regione, che Federcaccia ricorda nel proprio documento e che noi rivendichiamo poiché sono per gran parte il frutto della cultura e delle proposte dell’Arci Caccia, si fossero sviluppati, con coerenza ed onestà, a delineare un quadro politico, culturale e programmatico alternativo a quello che ha provocato i guasti che ben conosciamo.
Si è preferito, invece, continuare ad alimentare, anche in Toscana, suggestioni velleitarie, porsi in contrasto con l’Ispra e nutrire un fronte polemico con la scienza, quando questi sono stati gli stessi ingredienti che hanno determinato il fallimento di questi anni.
Viene invece sbandierato il tema della riforma della 157/92 in modo velleitario e politicamente impercorribile pur di mantenere in vita un’illusione da prospettare ai cacciatori (una reale ed urgente esigenza come quella della riforma del quadro normativo, anziché essere governata con equilibrio e responsabilità, viene piegata ad un semplice strumento propagandistico).
Si è scelto di accompagnarsi acriticamente agli assertori delle rivendicazioni corporative più spinte conferendogli il nome di “cacciatori toscani” (così abbiamo appreso che si chiama il gruppo delle Associazioni Venatorie che si è presentato alle consultazioni indette dalla Commissione Consiliare della Regione).
Non si è avuto il coraggio di voltare pagina e di parlare, fino in fondo, il linguaggio della verità. E’ razionale rivolgersi ai piromani quando si tratta di spegnere un incendio? E’ logico percorrere lo stesso sentiero accidentato quando più volte ci ha condotti fuori strada? E’ imputabile di isolazionismo chi sollecita a cambiare percorso, considerato che quello fin qui battuto si è rivelato sbagliato? Ci sembrano, questi, interrogativi che hanno una loro dignità e un loro buon senso.
Ci venga dimostrato che questo ragionamento è infondato, in tutto o in parte, ma ciò che è inaccettabile è caricarlo di pregiudizi ideologici che non hanno alcuna attinenza con i fatti e con la trasparenza degli obiettivi da raggiungere. La primavera, intanto, tarda ad arrivare.
LA CONFERENZA DEI PRESIDENTI PROVINCIALI ARCI CACCIA TOSCANA