Nel corso dell’ultimo Consiglio Direttivo Arci Caccia Toscana ha approvato un importante documento. La caccia al cinghiale, in battuta e nelle altre forme minori, è regolamentata da norme e regolamenti precisi. Nel corso degli ultimi anni sono emerse alcune criticità, riportateci dai nostri soci impegnati nella caccia in battuta e nel selecontrollo a cui abbiamo provato a dare delle soluzioni: Foraggiamento e tempi di caccia: Non è pensabile scavalcare la normativa nazionale, pertanto, pur soddisfatti dal ritiro del provvedimento, riteniamo opportuno ribadire la nostra contrarietà al consentire il foraggiamento nella caccia di selezione, mentre siamo favorevoli al lasciarlo in essere solo per gli interventi di controllo. Chiediamo, inoltre, una maggiore regolamentazione della caccia di selezione alle femmine di cinghiale nel periodo dei parti e dell’allevamento della prole.
Riteniamo fondamentale, per la nostra etica di cacciatori, che venga evitato di sparare alle femmine con prole inetta, causando la morte dei piccoli o trasformando i porcastri in animali vaganti senza controllo. Potrebbe essere utile, a tal fine, cercare, in caso di estrema necessità, di concentrare gli abbattimenti sui porcastri anziché sulle femmine adulte. Al fine di realizzare un foraggiamento dissuasivo “legale”, atto a distogliere gli animali dalle colture agricole si dovrebbe restaurare la vecchia normativa, permettendo agli ATC di realizzare punti di foraggiamento in accordo con gli agricoltori. Inoltre, si dovrebbero realizzare programmi di miglioramenti ambientali incentrati sulle colture a perdere dissuasive.
Gestione dei NUI: Occorre dare un periodo di validità ai NUI, limitandoli al solo periodo in cui è possibile la coltura è in atto. In caso venga concesso accesso prioritario, agli abbattimenti o alla caccia, ai proprietari terrieri, chiediamo che in cambio venga sospeso il risarcimento dei danni nei fondi oggetto di prelievo diretto dell’agricoltore.
Aree vocate e non: Chiediamo che venga prevista una fascia di competenza delle squadre nell’area non vocata, la cui profondità e ampiezza venga decisa dagli ATC. I confini delle aree vocate devono essere certi e ben riconoscibili, niente più zone frastagliate. Inoltre, dovrà essere assegnata alle squadre la gestione delle piccole aree non vocate poste all’interno di più ampie aree vocate. Chiediamo venga reso obbligatorio il coinvolgimento delle squadre nella messa in opera e nella manutenzione di recinti elettrificati realizzati prima delle semine e alla maturazione del prodotto. Nella definizione delle aree a rischio chiediamo venga tolta la parte relativa ai terreni potenzialmente coltivabili da rimettere a coltura.
Transito in fuoristrada sulle strade forestali: Nella caccia al cinghiale l’accesso alle piste forestali è fondamentale. Per questo, nel caso che i cacciatori interessati riescano a ottenere il consenso al transito dei proprietari o dei conduttori dei fondi, dovranno essere loro stessi ad impegnarsi con i propri comuni per gli iter autorizzativi. In questo modo la maggior parte del lavoro verrebbe fatto dai cacciatori, togliendo l’onere ai comuni che saranno più propensi a rilasciare i nulla osta.
Uso delle risorse derivate dal controllo: Gli ATC dovranno predisporre specifici accordi con i centri di lavorazione carni o altre destinazioni autorizzate ai sensi delle norme sanitarie vigenti, finalizzati alla cessione dei capi di ungulati provenienti dalle attività di controllo di cui all’ articolo 37 della l.r. 3/1994 e di quelli conferiti dai cacciatori. Una volta tenuto conto della necessità di rimborso delle spese sostenute dai cacciatori occorre dare ai fondi destinazione a beneficio dei proprietari coinvolti, a parziale refusione dei danni alle produzioni agricole o altro.
Aree protette e istituti privati: Riteniamo opportuno che venga reintrodotto l’ 28 ter che imputa ai responsabili delle aree protette e delle strutture pubbliche e private, che non abbiano posto in essere programmi di gestione e controllo degli ungulati, i danni rilevati entro 200 metri dai confini delle stesse.
Brevetti Enci per cani da cinghiali: Arci Caccia, pur non rifiutando una maggior specializzazione e crescita tecnica dei cacciatori, è contraria ad ogni aggravio economico e di burocrazia a carico dei propri associati. Per questo, qualora diventasse obbligatorio abilitare i segugi con qualifiche Enci, Arci Caccia si attiverà per rendere, attraverso le proprie strutture, meno oneroso possibile il conseguimento delle abilitazioni. L’associazione, inoltre, ritiene opportuno semplificare le norme che regolano la durata del brevetto di muta, che non dovrà decadere al variare di un componente e durare per tutta la vita del cane. Oltretutto, visto che le mute sono composte per la stragrande maggioranza da soggetti privi di iscrizione Enci, occorrerà trovare la strada per rendere possibile il conseguimento delle abilitazioni anche per questi esemplari.