Arci Caccia: a Torino un convegno sulla gestione del patrimonio faunistico, a confronto ambientalisti, cacciatori, tecnici, ricercatori.
Nel pomeriggio, è prevista una Tavola Rotonda per indicare alla politica una strada da percorrere per la gestione del bene comune-fauna selvatica alla quale parteciperanno: Massimo Buconi, Vice presidente nazionale Federcaccia; Riccardo Fortina, Presidente Wwf Piemonte; Antonino Morabito, Responsabile nazionale fauna Legambiente; Giovanni Rolle Responsabile Gestione Fauna Coldiretti Torino; Osvaldo Veneziano Presidente nazionale Arci Caccia; Dario Zocco, Direttore del Parco Fluviale del Po e dell’Orba. Il punto di partenza è un documento redatto da un gruppo di esperti di temi ambientali che ha deciso di ritrovarsi per discutere di un approccio alle tematiche faunistiche e naturalistiche secondo un ambientalismo scientifico.
Il documento rilancia la gestione faunistica ed è stato sottoscritto da una buona parte del mondo tecnico-naturalistico piemontese impegnato tutti giorni a studiare la natura, a conservarla, ad approfondire le problematiche della sua gestione, a suggerire alla politica norme per salvaguardare un patrimonio, appunto, di tutti noi umani.
Quel documento vuole essere la base per una discussione aperta tra mondo ambientalista, mondo scientifico-universitario, parchi, agricoltura, mondo venatorio e politica. Il presupposto è che la legge considera gli animali e l’ambiente naturale patrimoni indisponibili dello stato, dunque delle collettività.
Superare la sterile contrapposizione emotiva tra animalismo e mercificatori della fauna selvatica è la via da intraprendere se si vuole mantenere il nostro patrimonio faunistico in equilibrio con il resto del patrimonio naturale. Un ambientalismo che non segua l’animalismo di maniera ma che affronti in modo scientifico e pragmatico la gestione di questo patrimonio collettivo è l’unico in grado di proteggere davvero la natura e regalarla alle generazioni successive di umani. Un ambientalismo che riconosca in pieno agli uomini il compito di custodire e coltivare la natura è l’unico in grado di promuovere politiche concrete per il ripristino degli ecosistemi e per il loro mantenimento.
La vicenda del mancato referendum regionale sulla caccia, che ha infiammato il dibattito politico nella primavera 2012 ha reso evidente a tutti che le questioni legate alla gestione degli ambienti naturali non possono essere lasciate agli approcci emotivi e affettivi che nulla hanno a che fare con le logiche della natura e che allontanano dalle politiche di miglioramento e gestione attiva.
Da quello scontro che non ha lasciato né vincitori né vinti, rischia di generarsi uno stallo dove a rimetterci sono soltanto la natura e gli animali. Dalla paura che si è generata di scottarsi ancora con le tematiche legate alla tutela della fauna e alla sua gestione, la politica rischia solo la paralisi.
Arci Caccia Nazionale
( 8 maggio 2013 )