Ecco l’ultimo comunicato diffuso dall’associazione Arci Caccia: “Portiamo grande rispetto alla libertà di opinione di tutti gli intellettuali, di scrittori, scrittrici e di quanti non la pensano come noi sulla caccia. Altra cosa, però, è l’obbligo di verifica delle “fonti”, condizione indispensabile per dare una informazione veritiera. Seguendo una ideologia “precostituita” ad uso personale, sulla stampa si è proposto un abbinamento caccia-bocconi avvelenati, non si sa se ricavato da qualche testo o, peggio, privo di fondamento.
Quando era ancora operativo, il Corpo Forestale, nelle indagini aperte sull’uso dei “bocconi” avvelenati, più che altro faceva riferimento alle condizioni critiche degli allevatori nelle campagne. Il fenomeno è presente anche centri urbani, laddove non ci pare si eserciti la caccia. Ignorando la polemica, che non porta che danni alla fauna selvatica, all’ambiente, all’agricoltura, vogliamo rivolgerci alle donne e agli uomini di questo Paese; si stanno attrezzando i Carabinieri Forestali, ne ragionano le istituzioni.
Perché non dotare il Paese di cani e personale che, Provincia per Provincia, possono intercettare e bonificare le aree e i territori dove potrebbero esserci malfattori che usano queste esche avvelenate? I cani da caccia e i cacciatori possono essere una risorsa di conoscenza, di competenza, di sicuro aiuto nelle perlustrazioni dei territori. Ma agli intellettuali è più utile la polemica. Fa più notizia