Arci Caccia Roma esprime le proprie critiche alla decisione della Regione Lazio di chiudere la caccia ai turdidi anticipatamente per aderire alle disposizioni UE, “ Tasse certe, diritto incerto”.
Ennesima incredibile vicenda all’italiana, il Ministero dell’Ambiente zelante esecutore, come è noto, delle disposizioni comunitarie, intima la Regione Lazio a porre in essere un decreto di chiusura anticipata di qualche giorno per la caccia ai turdidi. Credo che l’Europa faccia oggi coralmente un bel sospiro di sollievo per questa “importante” decisione comunitaria che peraltro chiude in bellezza il semestre di presidenza italiana, decisioni da “super potenza” oserei dire.
Ovviamente la Regione Lazio non aspettava altro che sottoporre i cacciatori laziali di fronte all’ennesimo muro di pietra in cui prima ancora come cittadini e cittadine contribuenti si trovano di fronte ad una decisione non negoziata e senza possibilità di opposizione alcuna. Forse l’ingente passo di Tordi e Colombacci tardivo ha provato severamente le coscienze dei cittadini laziali ora finalmente in pace con le proprie coscienze “ambientali”. Ora non resta che farsi dettare il prossimo calendario venatorio durante il sedicente Comitato Tecnico Faunistico Venatorio a cui non resta che far da passa-carte alla componente fondamentalista del movimento ambientalista.
Ma il fatto serio non è solo questo, il fatto, quello vero, è che come io stesso dissi a suo tempo nel Comitato, con un aspra polemica nei confronti della rappresentante del WWF Lazio e in presenza dell’allora assessore regionale, per noi cacciatori la totale assenza di certezza del diritto e quindi a fronte di una riduzione, mai concordata, del calendario per alcune o tutte le specie cacciabili non corrisponde un ulteriore disponibilità ad estendere in deroga il calendario in presenza di condizioni potenzialmente favorevoli, a tal proposito temo che si tenda a prevedere il passo pre-nuziale di alcune specie migratorie in corrispondenza dell’arrivo dei Re Magi. Si sa i matrimoni d’inverno costano meno.
Auspico pertanto che venga quanto prima convocato un Comitato Tecnico e che venga varata una commissione di studio che valuti, quanto meno la riduzione con indicizzazione annuale o il rimborso di una parte delle imposte locali dovute per l’esercizio dell’attività venatoria al fine quanto meno di rispettare un principio fondamentale della legge in merito alle tasse dovute dai contribuenti che devono con certezza corrispondere all’erogazione di servizi certi e non aleatori. Di fronte all’ eventuale riduzione anno per anno delle imposte dovute, il “capriccio” delle chiusure anticipate o delle aperture posticipate avrebbe un costo per la Pubbilca Amministrazione, l’unico modo concreto per rendere obiettivo ciò che è frutto di arbitrarietà.
Andrea Severi
Presidente Arci Caccia Roma
( 13 gennaio 2015 )