Non servono Riserve Naturali per vivere e far vivere i Monti Prenestini e l’Agro Tiburtino, servono gli uomini di buona volontà: In merito, il Presidente del Comprensorio Castelli – Roma, Edoardo Tagliacozzo, ha dichiarato: “Siamo a presidiare il territorio ed a denunciare gli attacchi conseguenti alla speculazione del degrado ambientale, a contrastare ogni episodio di bracconaggio, anche con l’impegno delle nostre Guardie volontarie. La questione che poniamo è molto semplice: serve sottrarre circa 25mila ettari ricadenti in 15 Comuni dei Monti Prenestini alla presenza di un’attività venatoria e di controllo faunistico così come programmata e regolamentata dalle leggi.
Siamo noi i primi e, talvolta, gli unici a vigilare sulle specie selvatiche rare, presenti. Nel Lazio abbiamo una legge regionale qualificata per la gestione della fauna selvatica che ha trovato ispirazione nella scrittura di un grande scienziato, Augusto Vigna Taglianti, purtroppo scomparso. Conoscere, censire, tutelare sono volontà anche nostre che, spesso, non coincidono con la volontà di vietare. L’istituzione di Riserve Naturali nelle aree dei Comuni di Castel Madama, Palestrina, San Gregorio di Sassola, Castel San Pietro Romano, Gallicano nel Lazio, nell’area forestale Tiburtina, Roma (Municipio VI Roma delle Torri) con le Riserve Naturali “regionali dell’agro tiburtino-prenestino” rischiano di produrre gravi danni alle popolazioni locali e alla periferia di Roma, perché si verrebbe a creare un corridoio per la specie cinghiale senza interruzione.
Testimone è la situazione faunistica che deriva dall’esplosione della presenza della “specie cinghiale”. I danni alle colture agricole che, auspichiamo in prospettiva sempre più qualificate, i pericoli per la circolazione stradale, sono sotto gli occhi di tutti. Oggi è scientificamente dimostrato che il mancato controllo che l’attività venatoria esercita, porta questa specie a contaminare i piccoli centri urbani e mette a rischio la periferia di Roma dal punto di vista sanitario per le persone, per le attività zootecniche e per l’agricoltura. Non vogliamo dimenticare il fenomeno del “randagismo” e della presenza di cani inselvatichiti, con i pericoli per gli allevatori e le persone che vengono a fare escursioni nelle nostre campagne, portando risorse.
La buona caccia è presidio e convivenza con queste attività. Ci adopereremo, anche nella difficoltà della pandemia, nel rigoroso rispetto delle regole, a promuovere una campagna di sensibilizzazione su questi temi rivolta ai cittadini, alla Regione, ai Sindaci, alle categorie interessate, alle altre Associazioni venatorie, all’ATC affinché i nostri territori siano tutelati e consentano a tutti di viverli nel rispetto delle leggi. Essere cacciatori è stare dalla parte dell’ambiente, senza se e senza ma.