In attesa di pubblicazione del dispositivo della “Cassazione” sul Referendum e che si possa svolgere la riunione delle associazioni venatorie nazionali tutte con la partecipazione del CNCN per una valutazione collegiale per definire una prospettiva di medio e lungo periodo, affidiamo alla discussione tra i cacciatori una prima riflessione. L’ARCI Caccia era da tempo attiva insieme alle altre Associazioni venatorie e al CNCN nel monitorare la stravagante novità dei due Comitati referendari 2021 contro la caccia “presentatisi duellanti” e scontratisi poi definitivamente nelle aule del tribunale. Prima mediocre “figura” i diversi quesiti si sono persi “per la strada” lasciandone in campo uno solo: quello del comitato “Si aboliamo la caccia” per abrogare la legge 157/92 nelle parti che consentono la caccia. L’originalità dei promotori i quesiti referendari del 2021, è stata la totale argomentata assenza – a sostenerli – delle Associazioni ambientaliste e animaliste maggioritarie, più importanti e significative, che hanno criticato la raccolta firme prima, durante e dopo.
Se non alla tutela della fauna selvatica e al prelievo venatorio programmato a che cosa serviva anche l’ultimo solitario Referendum sulla caccia? La propaganda si è connotata con la dipendenza palese ancorché velata da interessi politico-partitici e per la presenza di alcuni personaggi appartenenti a militanti di liste locali o che ambivano a superare “limiti” alla loro rappresentanza in cerca di notorietà. Anche questa volta il “Referendum” strumento importante garante di democrazia, come voluto dagli uomini e dalle donne della Costituente, viene manipolato da “politici” per loro interessi. Il Parlamento li paga per fare le leggi, modificarle, migliorarle, mentre loro incapaci cercano di strumentalizzare i cittadini.
Gli italiani sono saggi e diffidano delle furbizie tattiche e, quando le rilevano, danno un forte e significativo valore democratico all’”astensione”. Il mondo venatorio è stato sempre, nelle occasioni referendarie che lo hanno coinvolto, vicino e confortato dalla maggioranza degli italiani sensibili, che hanno avuto la possibilità di criticare i politicanti così da non presentarsi coscientemente alle urne. Malgrado gli spazi di comunicazione messi a loro disposizione sui social, agli sponsor dei notori teatranti e politici, al supporto di alcuni giornali, i cittadini hanno valutato la non credibilità della problematica su cui veniva richiesta la loro preziosa firma. I numeri dichiarati parlano chiaro anche dopo l’agevolazione delle firme digitali, intervenuta a raccolta iniziata e le proroghe seguentemente concesse.
Già nei Comuni si diffidava della correttezza della raccolta delle firme e si susseguivano di denunce sulle irregolarità, giustamente rilevate dai cittadini. Il mondo venatorio con profondo rispetto di quanti hanno “firmato” ritiene che anche le loro sollecitazioni vadano indirizzate nello sforzo comune di conservare e arricchire la biodiversità per l’oggi e per le future generazioni. Il mondo venatorio italiano è senza dubbi parte attiva, e sempre più lo sarà, nel raggiungimento dell’obiettivo di concorrere a salvare il pianeta, per la loro parte. Ci saremo. Auspichiamo anche che per il prossimo futuro l’associazionismo venatorio non si farà trovare impreparato a eventuali “nuove provocazioni”.
Noi sosterremo le attività di gestione faunistica, ci attrezzeremo con più adeguate e tempestive azioni di tutela legale e daremo seguito alla comune pre-referendaria di decisione di strutturarci sollecitamente e unitariamente senza indugiare in equivoche invenzioni in una federazione, unione o confederazione che dir si voglia, strutturata anche nelle regioni e nei territori, per avere più capacità di fare e comunicare, di conoscenza e competenza scientifica, per essere al servizio attivo dell’economia delle campagne del nostro Bel Paese al quale rinnoviamo il nostro affetto.