Ricostituzione del comitato
L’ARCI caccia ha tra i suoi principi ideali fondanti, la garanzia per tutti dei diritti Costituzionali, il pluralismo e l’affermazione del libero associazionismo democratico. Coerentemente la Presidenza Nazionale ha deliberato di impugnare nelle sedi opportune il decreto n. 263988 del 22/05/2022 in applicazione dell’art. 1 comma 453 della legge 197/2022, che ricostituisce il Comitato Tecnico Faunistico Nazionale di cui all’art. 8 della legge 157/92. Abbiamo sempre auspicato la ricostituzione del Comitato, improvvisamente sospeso nel 2012. La versione “disboscata” (il termine utilizzato dice tutto) proposta dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste non ci trova d’accordo.
La gestione della fauna selvatica
La rappresentanza per le associazioni venatorie riconosciute si riduce a tre, in spregio a quanto previsto della Legge 157, così viene ridotta anche quella del mondo agricolo e del mondo ambientalista; sparisce il Club Alpino Italiano, prestigiosa e consistente associazione storica. Quale è l’utilità di creare un luogo di analisi e confronto su temi della gestione della fauna selvatica patrimonio indisponibile dello stato (di tutti gli italiani!) limitando la rappresentanza delle parti interessate?
Una modifica del decreto
Nei mesi scorsi abbiamo interloquito con le forze politiche e i rappresentanti delle istituzioni nazionali e regionali sulla questione, chiedendo, e non da soli, una modifica del Decreto e di riproporre quanto previsto dalla Legge 157/92, pienamente in vigore. Siamo rimasti stupiti dal paradosso che si propongano enti per legge non più aventi funzioni in materia, quali le Province, mentre si cancellano le Associazioni riconosciute. Dobbiamo dire che la saggia raccomandazione della Conferenza Stato Regioni, di riprendere la rappresentanza di legge, è stata disattesa dal Governo e che, alla puntuale interrogazione dell’on. Vaccari in Commissione agricoltura, poi non sono seguite né risposte né conseguenze alcune.
Sarà nostro impegno formalizzare una richiesta di incontro a tutte le rappresentanze politiche nazionali e nelle regioni per avere impegni precisi sui temi della “aggressione” alla democrazia rappresentativa, sulle minacce alla caccia sociale e al ruolo del volontariato anche venatorio. È questa una battaglia che ARCI Caccia fa nell’interesse di tutti e del Paese in generale, contrastata da FIdC e da altre associazioni venatorie che, dopo aver annunciato la loro disponibilità, hanno cambiato posizione con il sostegno dei produttori di armi e munizioni, impropriamente entrati in campo, non previsti dalla legge, autonominandosi operatori faunistici pur non essendo portatori di interessi dei cittadini e della opinione pubblica del paese. Denunciamo, con voce ancora più alta, chi di fatto tace e acconsente e, chi gioisce senza capire che si indeboliscono e si isolano il mondo venatorio e la sua capacità di dialogo con la società nei territori, anche dove i cacciatori e i dirigenti migliori delle associazioni venatorie sono produttori e protettori di ambiente e fauna (fonte: Arci Caccia).