Nelle ultime ore hanno destato un certo clamore le affermazioni del presidente provinciale dell’Arci Caccia di Chieti in merito alla caccia in braccata al cinghiale. Il presidente nazionale, Sergio Sorrentino, è quindi intervenuto sulla questione, spiegando come la posizione dell’associazione venatoria sugli ungulati sia soltanto una. Secondo Sorrentino la caccia al cinghiale si fa in braccata, l’unica capace di garantire un controllo efficace della consistenza della specie, oltre che fondamentale per tutelare il settore agricolo.
Le altre modalità di prelievo, invece, tamponano qualche emergenza temporanea. Per il presidente nazionale le dichiarazioni del numero uno di Arci Caccia Chieti devono essere verificate e fanno parte di un contesto più ampio. La posizione ufficiale dell’associazione è chiara, come ribadito anche in occasione dell’apertura della fiera Caccia & Country Expo di Forlì. La braccata va trasmessa anche alle nuove generazioni, per la precisione quella con l’utilizzo dei cani da seguita.
Secondo Sorrentino, inoltre, è una caccia valida dalle Alpi alla Sicilia, dunque anche in Abruzzo. Tra l’altro, anche l’Arci Caccia regionale abruzzese ha sottolineato di essere sulla stessa lunghezza d’onda della direzione nazionale. La frase conclusiva del comunicato è sibillina: “Qualche volta si leggono tempeste in un bicchiere d’acqua“.