Alcuni Comuni a loro volta delegano questo compito ad altri soggetti, quasi sempre referenti di una associazione venatoria, dai quali il cacciatore, anche se di altra associazione, si deve recare per ritirare il documento. Tralasciando per un attimo le peripezie per sapere posto ed orari in cui avviene la distribuzione, vorremmo sottolineare che il tesserino regionale è a tutti gli effetti un documento personale contenente tutti i dati sensibili del cacciatore, gruppo sanguigno compreso, e quindi dovrebbe essere rilasciato da un pubblico ufficiale. Quindi la delega dovrebbe fermarsi al Comune. Tanto più che le “Istruzioni per la distribuzione dei tesserini…..” emanate dalla Regione, assegna all’incaricato della distribuzione il compito di correggere eventuali errori di stampa riscontrati (es. dati anagrafici, numeri della licenza di caccia e date….).
Tenuto conto dei numerosi errori riscontrati, un bel lavoro che la Regione scarica gratuitamente sul “distributore finale”. Ma a tutto c’è rimedio ed è cosi che in un Comune bresciano “il distributore finale” al cacciatore che ritira il tesserino chiede un balzello di un Euro e cinquanta. La cosa che più infastidisce però è il trattamento che ancora una volta viene riservato al cacciatore al momento del ritiro per l’eccesso di controlli a cui viene sottoposto, una inutile vessazione rivolta a chi esercita l’attività venatoria. Il cacciatore deve presentare originale o copia del documento di identità. Originale della licenza di caccia in corso di validità. I versamenti delle tasse governative e regionali. In Regione forse non sanno che il libretto di porto d’armi per uso caccia è esso stesso un documento di identità? E per il resto non si poteva ricorrere all’autocertificazione?