L’idea di ghettizzare e “costruire muri” tra i cacciatori e quanto di più anacronistico ed antiscientifico si possa ipotizzare. Produrre ambienti ospitali per la fauna migratoria, passare dal “pronta caccia” alla produzione di piccola selvaggina è la risposta alla decadenza e alla speculazione venatoria. Altrimenti a cosa dovrebbero servire gli ATC? A tornare alle Riserve di Caccia? Il nostro Appello è agli Agricoltori Italiani (senza confini di bandiere e territori) affinchè siano protagonisti riconosciuti nel mantenimento degli ambienti naturali. Siano cauti nelle bruciature delle stoppie, attivi nel mantenimento dei prati a pascolo, nell’uso controllato dei fitofarmaci. Le Regioni, gli ATC, il mondo venatorio devono impegnarsi a sostenere queste politiche di biodiversità anche a costo di qualche acquisto di sterile “pronta caccia” in meno. L’ARCI Caccia, nella sua natura, è l’”antibracconaggio”.
I bracconieri sono una piaga che le tabelle di divieto di caccia, alimentano, facilitano. La firma della Convenzione tra l’ARCI Caccia e l’ARMA dei Carabinieri, l’incremento dei presidi di controllo, l’isolamento di una pratica delinquenziale quale è il bracconaggio, e una forte campagna culturale verso i cacciatori, i cittadini di rispetto della natura, sono la via che, ove praticata, ha dato risultati concreti nel contrasto all’illegalità. I nostri soci aderiscono convintamente alle proprie Federazioni perché queste sono in prima linea contro i bracconieri e l’Associazione presidia quei territori con l’impegno morale di combattere e cacciare chiunque si rende colpevole di reati sulla fauna selvatica. Questa è l’ARCI Caccia, altre chiacchiere sono fantasie, qualche volta fuori luogo e comunque idee del tutto personali.