Emanuele Bennati, Vice Presidente Nazionale Arci Caccia, e Presidente Regionale di Arci Caccia Umbria, risponde ad un’intervista al suo omologo umbro della Federcaccia:
Gentile Direttore,
abbiamo avuto il piacere di leggere una importante intervista al Presidente della FIdC Umbra Simone Petturiti sulla gestione della caccia in Umbria. Ci sarà, essendo stati chiamati in causa, consentita, ci auguriamo, la possibilità di tribuna per una doverosa risposta. Il Presidente Petturiti si è soffermato sui rapporti unitari in Umbria e, per quanto ci riguarda, ci sia data la possibilità di una breve riflessione sul merito. Noi avremmo difeso la politica nella caccia? Noi non abbiamo voluto avere impegni a favore della politica, quando altri lo facevano in campagna elettorale e parliamo dei più, meglio dei tutti, nel panorama venatorio umbro. Lo dice la parola stessa il campo dell’associazionismo culturale di cui siamo parte.
Quello che non abbiamo fatto, è inseguire in campagna elettorale le promesse ingannevoli di cui le altre associazioni venatorie si sono fatte, diciamo con benevolenza, portavoce, o meglio amplificatori. Poi sono venuti i fatti: parliamo del calendario venatorio per la caccia alla “tortora”, possibile solo previo piano di conservazione e prelievo. Cosa che sarà per sempre così per le specie che migrano. Il governo non ha recepito le linee guida proposte della Conferenza delle Regioni. Colpevole. È colpa dell’ISPRA, si poteva fare diversamente: copiare la Regione Puglia per esempio. La FIdC e le altre associazioni hanno proposto prendendosi la responsabilità di fare lo stesso? No.
Che sia un complotto dei magistrati che avrebbero beccato, come in tutta Italia, proposte che non tenevano conto delle esigenze di conservazione della specie? Noi che non avevamo gridato “vota Antonio”, e neppure crediamo di lavarci la coscienza con la demagogia, abbiamo sostenuto che era preferibile non mettere a rischio di sospensive la stagione venatoria. E così è andata bene. Ci chiediamo, oltre al bla bla bla sul calendario, se queste associazioni siano andate andati dagli avvocati, se abbiano occupato il Consiglio Regionale? Ci è sfuggito, non le abbiamo viste. Però possono raccontare quante ne abbiano dette…. a vuoto. La pubblicità ingannevole, per carpire la buonafede dei cacciatori, noi non la facciamo e cerchiamo, di contro, corrispondenza nelle scelte dei cacciatori che prendono coscienza dei problemi molto più di quanto immaginano i venditori di tessere scontate.
Testimonianza questa, dello scarso valore, che i dirigenti danno all’associazione e al suo ruolo. Si vende l’assicurazione, che meno male è obbligatoria, perché certe associazioni altrimenti non esisterebbero. Sulla questione dei contributi per i danni da cinghiale e sul calendario, le strade si sono divise semplicemente perché non abbiamo condiviso né la strategia né tantomeno il soggetto a cui attribuire le responsabilità; oppure la questione era solamente strumentale? Cercando il commissariamento dell’ATC 1 e 3 e poi sparando sul calendario venatorio? A questo punto, crediamo sia il caso di ritrovare un comune senso di realismo e sincerità. Noi rivendichiamo una federazione unitaria plurale, dove voteremo a favore quando saremo convinti e contro se la penseremo diversamente. Non vi spaventerà il confronto democratico che secondo noi i cacciatori apprezzano? Noi vogliamo stimolarlo, in un contesto di autonomia e libertà di espressione, indipendentemente dalle posizioni dei partiti, anche quando promettono soluzioni non realizzabili.