Una crisi dovuta soprattutto al mutato atteggiamento del consumatore verso gli animali in altre parti d’Europa tenuti in casa come fossero cani o gatti. Il tema è stato al centro di un incontro di Confagricoltura Treviso con il nuovo vescovo, Michele Tomasi, presidente regionale dell’organizzazione Lodovico Giustiniani, dedicato al benessere animale. “Molti stanno chiudendo gli allevamenti dei conigli – ha detto Giustiniani – che sono visti sempre più come animali da compagnia. Noi in realtà da molti anni poniamo una grandissima attenzione al benessere animale, ma chi vive nella realtà urbana ha una conoscenza sempre meno approfondita delle dinamiche della campagna”.
Per Cristiano Diotto, presidente dei cunicoltori di Confagricoltura Treviso, la flessione del consumo della carne di coniglio si deve tuttavia solo in parte all’accresciuta sensibilità animalista. “Stiamo parlando di un comparto di nicchia – spiega – rivolto ad un animale non facile da allevare e che richiede investimenti importanti. Quindi di un’attività che è stata progressivamente abbandonata a favore di attività agricole più redditizie”. In Italia la moda del coniglio come animale da compagnia si è diffusa nei primi anni 2000, ma senza vederlo mai escluso dal piatto. Negli anni ’80 in Usa era già adottato come animale domestico: risale al 1988 la House Rabbit Society, l’associazione fondata in California considerata un modello per tutti gli appassionati”.