Arci Caccia critica la situazione che si sta venendo a creare in Regione Piemonte intorno al Referendum sulla caccia che secondo l’associazione porterà solo ad un ricco “carniere” per le banche.
In merito alla notizia stampa che ha annunciato che il Presidente Cota per pagare i costi del referendum chiederà un mutuo di circa 20 milioni di euro, il Presidente Nazionale dell’ARCI Caccia Osvaldo Veneziano ha dichiarato: “Siamo al colmo del ridicolo ma non c’è di cosa ridere. Purtroppo a soffrire ed a piangere toccherà ai cittadini del Piemonte che saranno “predati” da ulteriori tasse , accise, imposte per il teatrino referendario in corso.
I politici piemontesi, che in televisione si sbracciano per rappresentarsi servitori disinteressati, impegnati per il bene comune, “numi” tutelari degli interessi dei cittadini, dei più deboli, hanno voluto far svolgere, per negligenza o malafede poco importa, un referendum sulla caccia vecchio di 25 anni.
Per colpa del menefreghismo e/o della incapacità dei “politicanti” in Consiglio Regionale non è arrivata alcuna proposta di legge, neppure minima, che si proponesse di interpretare e risolvere nel rispetto della migliore cultura venatoria espressa dai cacciatori piemontesi i quesiti referendari relativi ad una legge che non c’è più ed era in essere nel lontano 1987. E pensare che si siede in Consiglio Regionale eletti e pagati, sia governatori, sia assessori, sia consiglieri con un compito ben preciso: fare e disfare “leggi”. Questo dovrebbe essere il lavoro quotidiano per il quale si sono proposti nella campagna elettorale!
“E ora anche la beffa finale per i cittadini” – prosegue Veneziano – “Non bastassero i soldi spesi per indennità, vitalizi, i politici dalla “litigiosità onerosa” a carico dei contribuenti “in primis”, quelli della maggioranza regionale hanno, di contro, ritrovato accordo ed intesa per accendere un mutuo di circa 20 milioni di euro che sarà una ulteriore ipoteca nella vita di uomini e donne “comuni mortali”. Perché non chiedere con un referendum ai disoccupati, ai pensionati, ai lavoratori, a donne e uomini che fanno “la spesa” se sono d’accordo a spendere per un referendum di caccia? La crisi la stanno pagando gli italiani e, in Piemonte, si aumenta il debito pubblico, con un ennesimo mutuo distribuito tra la presente e le future generazioni per una inutile “ginnastica” referendaria.
A godersi il referendum saranno probabilmente le banche che concederanno il “mutuo”, oneri ed interessi a carico della Regione cioè dei contribuenti. Ma tanto ormai pare che la solidarietà di moda al Nord sia quella verso gli istituti di credito!
Non andremo a votare a giugno e non voteremo quei “signoroni” della politica piemontese corresponsabili di questa “spesuccia” referendaria.
Non vogliono fare i legislatori? Salvino la faccia: il mutuo lo paghino dai loro bilanci personali, così forse comprenderanno cosa significa avere una rata che scade ad ogni fine mese. Altro che oro, gioielli e diamanti…..”
Roma, 18 aprile 2012
Arci Caccia Nazionale
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