Arci Caccia e l’unità del mondo venatorio; le dichiarazione del Vicepresidente Nazionale dell’Arci Caccia, Massimo Logi.
In quest’ultimo periodo, fortunatamente, si fa un gran parlare dell’unità del mondo venatorio. Affinché questo tema, come già accaduto in epoche passate, non si riveli soltanto come l’argine eretto per la piena incombente e dunque non si caratterizzi esclusivamente in termini difensivi, credo che l’attuale e profondo stato di crisi ci diano paradossalmente la possibilità, qualora si abbandonino asfittiche rivendicazioni identitarie, di lanciarsi addirittura in una sfida propositiva. Tale sfida dovrà avere l’ambizione di ridisegnare il futuro attraverso l’individuazione di alcuni contenuti di merito che tutto perseguano, fuorché la difesa dello status quo e la conservazione aprioristica dei gruppi dirigenti.
Avendo molto a cuore questi temi e sforzandomi di anteporre le finalità da raggiungere rispetto alla difesa degli interessi di parte, metto a disposizione quelli che secondo me dovrebbero essere gli assi fondamentali per giungere ad un reale processo costituente e per misurare, fino in fondo, la concreta disponibilità di quanti professano, spesso solo a parole, l’unità del mondo venatorio senza mai, però, entrare nel merito delle questioni fondanti.
Per essere coerente con questo spirito e prendendomi la responsabilità di indicare alcuni punti sui quali costruire una riflessione compiuta, il lavoro che i gruppi dirigenti dell’associazionismo venatorio dovranno affrontare, senza perdere ulteriore tempo, dovrebbe concentrarsi su alcune questioni essenziali tra le quali:
– Polizza assicurativa unitaria destinando una quota obbligatoria per ciascuna associazione in funzione di una efficace e convincente comunicazione a sostegno della caccia, dei suoi valori e della sua funzione sociale.
– Nuovo patto tra mondo agricolo e venatorio che per la gestione unitaria dell’intero territorio agro silvo pastorale e delle aree protette ai fini della conservazione e controllo delle popolazioni ungulate. Risarcimento danni tramite la fiscalità generale e la compartecipazione delle risorse dei cacciatori. Introduzione di innovativi modelli gestionali per la piccola selvaggina e per la migratoria. Presentazione di uno specifico disegno di Legge che armonizzi le normative 157 e 394 per il raggiungimento di questi obiettivi.
– Ripensamento e rilancio del ruolo degli ATC quali nuovi destinatari di alcune deleghe e competenze oggi in capo alle Province; nuova perimetrazione funzionale collegata alla natura orografica e alle caratteristiche sociali del territorio. Elezione diretta dei rappresentanti nei Comitati di Gestione e fondazione della Federazione Nazionale degli ATC e CA italiani quale struttura di riferimento e di interlocuzione istituzionale del mondo della gestione.
– Centro studi per l’innovazione e la ricerca sulla gestione faunistica e la formazione dei gruppi dirigenti e dei rappresentanti negli ATC e nelle strutture di gestione valorizzando le migliori figure professionali e scientifiche presenti sul territorio italiano.
– Difesa delle risorse destinate al settore provenienti dal mondo venatorio e centri unificati per la progettualità sui vari PSR delle Regioni e per l’attivazione di risorse provenienti dalle misure comunitarie, progetti Life ecc. finalizzati alla gestione faunistica del territorio a caccia programmata e non solo.
– Certezza del diritto sui calendari venatori abbandonando velleità ampliative e attestandosi ai limiti temporali della 157 e contenendo al massimo gli effetti drammatici prodotti dall’art. 42 della Legge Comunitaria.
– Rapporto cacciatore – territorio incentrato sul diritto/dovere per gli accessi agli ATC e per pacchetti trasparenti di interscambio tra le varie Regioni.
– Ridefinizione del ruolo e funzioni dell’ISPRA ricollocando tale istituto sotto la Presidenza del Consiglio, aprendo alle esperienze scientifiche regionali e a nuove articolazioni sul territorio per incrementare la conoscenza, l’applicazione scientifica ed il monitoraggio delle popolazioni selvatiche.
– Lotta culturale contro la deriva animalista e del falso ambientalismo a partire dalla preparazione di una approfondita ricognizione conoscitiva sulla gestione economica delle aree protette e sui risultati raggiunti in questi anni, analisi e valutazioni sulla galassia ambientalista e sui meccanismi, consulenze, finanziamenti pubblici e privati che sostengono questo articolato universo.
– Politiche di contrasto, insieme agli agricoltori, contro la visione artificiosa e compassionevole del pur importante tema del benessere animale.
– Difesa del suolo dal consumo indiscriminato causato da scelte urbanistiche scellerate, dalle speculazioni e dall’uso distorto degli incentivi degli investimenti in favore delle energie rinnovabili mobilitandoci per una specifica battaglia legislativa e normativa insieme agli agricoltori facendo fronte comune con tutto il mondo rurale, la ricerca scientifica e la cultura.
– Unificazione del 5 per mille destinandolo ad azioni di interesse comune per il mondo venatorio quali ad esempio un Centro Legale per l’attivazione ed il sostegno di ricorsi e supporto legislativo sui principali elementi di contenzioso (per arginare concretamente il dilagare di azioni legali anticaccia promosse dalle associazioni antivenatorie con i loro finanziamenti provenienti dallo stesso gettito).
– Promozione di campagne di interesse sociale che vedano i cacciatori protagonisti di un messaggio positivo rivolto ai cittadini.
– Acquisizione e gestione di strutture (aree umide, ambienti naturali ecc. dove sperimentare una corretta gestione faunistica).
– Promozione dell’immagine e dei valori culturali del nostro mondo.
– Unificazione delle attività sportive, cinofile e tiravolistiche, gestione unitaria e garanzie sulla circolarità delle attività sulle aree addestramento cani e altre strutture.
– Centri unificati per i servizi al cacciatore e unificazione delle scuole venatorie per i neofiti e aspiranti cacciatori.
Chi ha qualcosa di meglio da proporre lo faccia, purché ciò avvenga con spirito libero e con la voglia di costruire una seria prospettiva per i cacciatori italiani. Coinvolgere i cacciatori sul loro futuro è un obbligo per tutti noi ed è proprio per questa ragione che, una volta individuata la piattaforma per nuova carta di identità dell’Associazione dei Cacciatori Italiani, la stessa venga sottoposta ad un referendum approvativo tra i praticanti l’attività venatoria. Solo con la forza dei contenuti ed il profilo autonomo questo mondo potrà ristabilire un corretto confronto con la politica, qualunque colore essa assuma.
Massimo Logi – Vice Presidente Nazionale Arci Caccia
( 26 giugno 2013 )