In vista delle prossime elezioni politiche, Arci Caccia e Legambiente unite rivolgono ai politici italiani un appello per la gestione e la conservazione della “Fauna, bene comune”.
Nel tempo della crisi ci sono temi, come i beni comuni, che dovrebbero necessariamente dare identità e tenere unito il Paese. E’ questo il senso dell’appello “Fauna, Bene Comune” che Legambiente e Arcicaccia hanno inviato ai leader politici offrendo sette proposte finalizzate alla gestione e alla conservazione della fauna selvatica. L’Italia è tra i Paesi europei più ricchi di fauna con 57.468 specie animali.
Della gestione faunistica ne hanno specifica competenza le 871 aree naturali protette per una superficie di 3.163.591 ettari, pari al 10,42% del territorio nazionale e i 266 Comitati di Gestione degli Ambiti territoriali di Caccia e Comprensori Alpini su una superficie di 20.926.366 ha pari all’69,45% del territorio nazionale.
Nel nostro Paese, nonostante le criticità evidenziate dalle autorità scientifiche, si registrano ritardi cronici nell’attuazione delle convenzioni e delle direttive europee e internazionali unitamente all’assenza di impegni e azioni conseguenti per gli obiettivi 2020 stabiliti dalla Strategia europea per la conservazione della biodiversità.
Le numerose emergenze ambientali, dai cambiamenti climatici all’inquinamento, dal consumo di suolo alla perdita di habitat e specie, dalle specie alloctone al dissesto idrogeologico, dovrebbero portare in secondo piano le contrapposizioni ideologiche e rimarcare invece l’importanza e l’urgenza di saper costruire un sistema di relazioni istituzionali e sociali finalizzato al medesimo obiettivo: la conservazione degli ambienti naturali e della fauna, quale risultato di un perfetto intreccio e sinergia tra politiche di conservazione, agricole, forestali, zootecniche e di prelievo faunistico sostenibile.
In quest’ottica Arcicaccia e Legambiente hanno chiesto l’impegno ai Leader delle coalizioni politiche per :
1. dare concreta applicazione alle Convenzioni e Direttive europee sulla conservazione della fauna selvatica e garantire il rispetto delle norme per la tutela di habitat e specie;
2. instaurare un corretto e responsabile rapporto tra uomo ed animali, in cui l’aspetto economico non sia il criterio esclusivo o predominante, rafforzando l’attenzione al rispetto del benessere degli animali;
3. promuovere la piena e corretta attuazione della legge quadro 157/92, a partire dalla parti ancora non applicate, in primis, ponendo l’ISPRA nell’effettiva condizione di svolgere pienamente i compiti di conoscenza a cui è espressamente deputato;
4. dare un’efficace governance alla gestione faunistica che, sul primato degli indirizzi tecnico-scientifici, armonizzi gli interventi di Governo, Regioni, Aree Protette, ATC, CA ed Istituti privati anche attraverso la costituzione di un Tavolo di lavoro permanente presso la Conferenza delle Regioni;
5. assegnare all’agricoltura di qualità e multifunzionale ruoli e funzioni significative nella gestione di habitat e di miglioramenti ambientali ai fini faunistici, nell’ambito di un chiaro quadro di programmazione pubblica, al fine di poter divenire pratica agronomica diffusa e remunerativa;
6. operare la revisione dello “status giuridico” degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini (promuovendone il Coordinamento) per valorizzare la loro prevalente funzione di gestori della fauna, patrimonio della comunità nazionale ed internazionale, e di mantenimento dell’equilibrio tra economia agricola, conservazione e specie selvatiche problematiche;
7. rafforzare e supportare le Forze di polizia, con particolare attenzione al Corpo Forestale dello Stato, per contrastare il diffuso fenomeno del bracconaggio che rappresenta, oltre ad un gravissimo danno alla biodiversità e luogo d’incontro tra illegalità e criminalità, il principale ostacolo alla corretta gestione faunistica-venatoria.
Roma, 14 febbraio 2013
Ufficio Stampa Arcicaccia