Come riferito dall’Arci Caccia, si è deciso di rispondere alla provocazione di una intervista apparsa il 25 giugno su un giornale di Alessandria, nella quale sono state espresse posizioni ed interpretazioni personali non rappresentative delle decisioni assunte dal Comitato Regionale del Piemonte e dal Consiglio Nazionale. Così si esprimono il Presidente Nazionale Sergio Sorrentino e quello Regionale Remo Calcagno: Dalla manifestazione di Torino è giunta linfa ed energia vitale per le battaglie dei cacciatori italiani. I problemi del mondo venatorio sono molti, il più importante è riprendere la collaborazione produttiva con il mondo agricolo. La condivisione di intenti passa per il buon governo degli ATC e dei CA. Questo è l’obiettivo da realizzare in Piemonte dopo l’approvazione di una legge le cui luci sono mortificate dai “macigni” presenti nella stessa normativa.
Questi vanno contrastati e rimossi, pena inficiare anche le positività della norma. Necessario è dare certezza di diritto dopo anni di “vuoto”. Purtroppo, la “certezza” non è assicurata per le ferite inferte, vuoi sull’elenco delle specie cacciabili, vuoi dalla strumentalità della questione sicurezza, con la perla dell’abolizione della caccia alcune domeniche. Il ruolo svolto dall’ARCI Caccia del Piemonte e dai suoi rappresentanti negli incontri regionali ha permesso di modificare il testo deliberato dalla Giunta, che portava limiti ancora più ingiustificati. Queste modifiche si sono concretizzate anche grazie alla convergenza sugli emendamenti con altre associazioni venatorie, ma il risultato rischia di essere vanificato anche nella parte buona, quella che riguarda gestione faunistica.
Infatti, è stata inserita la possibilità negativa di facilitare l’esclusione dei fondi privati dalla caccia programmata degli Ambiti e dei Comprensori, provvedimento in contrasto con la normativa nazionale e la costituzione che prevedono, vivaddio, in Italia la funzione sociale della proprietà privata. La tutela della fauna selvatica, la gestione degli equilibri tra le specie e, tra queste e il lavoro degli agricoltori, è un interesse primario della collettività tutta. La fauna selvatica è patrimonio della scienza per consegnare più biodiversità alle nuove generazioni. Questa è ecosostenibilità. Occorre un lavoro congiunto delle Associazioni Venatorie con il pieno coinvolgimento delle organizzazioni imprenditoriali agricole, affinché, in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale sui ricorsi, qui e ora il nuovo Governo Nazionale impugni la legge regionale appena approvata nelle parti, e sono diverse, in contrasto con le normative nazionali.
Nel contempo, si promuova un serrato confronto delle Associazioni Venatorie e degli altri portatori di interesse con la Regione per il “calendario”, tempi e specie, l’addestramento cani e per i contenuti dei decreti attuativi che destano giuste preoccupazioni essendo tanti e tutti da scrivere. Il rilancio di un governo di ATC e CA disinquinato da quegli interessi “altri”, non certo a tutela dei cacciatori, che si sono presentati in alcune realtà territoriali piemontesi è una priorità”. Sperimentare, migliorare, fare e non dire la caccia programmata, partecipata, sociale, è nell’interesse dei cacciatori e della Comunità Piemontese. Contrastare norme e apparati che possono concorrere ad affossare, per pregiudiziali ideologiche, anche quanto si è fatto di buono applicando la precedente legge, è un dovere dell’ARCI Caccia Piemontese e Italiana che, guardano ai cacciatori quale risorsa del paese; risorsa, purtroppo, talvolta disprezzata per opportunistiche manovre elettoralistiche.