Alcuni illusionisti dei video fatti in casa “contano balle”. Già avversari dei cacciatori nel 1997 con l’ultimo Referendum anticaccia nazionale che si è tenuto in Italia, sostenuto da Berlusconi, Fini e Pannella dei quali loro erano pedissequamente “gregari”. Oggi, sperando nella memoria corta, si propongono “alfieri” e paladini della caccia senza dire con quali regole. Costoro sono la plastica immagine di residuali “NANI e ballerine” dell’ars venandi. Sono in sintonia, questi personaggi con i più recenti referendari, checché ne dicano, contro la caccia sociale. Attori da anni, quei 2 o 3 di reiterate “comparsate”. Noi dell’ARCI Caccia abbiamo una storia di fatti in difesa, talvolta solitari, della legge in vigore che, nel suo impianto come universalmente riconosciuto, è la caccia sociale (salvo i boicottaggi degli ATC e dei CA che, altri “venatori” hanno esercitato privilegiando interessi altri da quelli dei cacciatori).
Il silenzio, complice a detti comportamenti, porta altri “marchi”, diversi dal nostro. Detti signori non hanno rispetto neppure per Sant’Uberto, nostro protettore. Sorridiamo alle ridicole giravolte in corso. Per l’onesta intellettuale che sovraintende ad un’associazione di volontari, la nostra (altro che stipendi – né lauti, né miseri – roba di altre parrocchie) con chiarezza e trasparenza, quello che pensiamo lo scriviamo sempre. Abbiamo combattuto contro ogni Referendum proposto nel passato e oggi ci siamo adoperati per “sgonfiare”, silenziare quelli attuali, di cui uno solo è arrivato in “Cassazione”. I “piccoli” paladini politici dei video, pro loro fini, indossano varie “maschere” di caccia, una per ogni occasione, pur di avere la possibilità di tirare a campare bene. Vuoi di partito, a associazioni sedicenti della ruralità, di associazione venatoria locale, ecc… Nelle loro video-autointerviste, si sentono al centro del mondo, parlano dalla “capitale d’Europa”, dichiarano di organizzare “un milione di rappresentanti” (non di baionette, vivaddio) in tutte l’orbe terracqueo e poi sedi, circoli, associati.
Avere santi e beati in ogni luogo, così dicono, per coprire la loro mancata conoscenza dalle leggi in materia, ma anche di quanto sta accadendo realmente, manipolano la verità sui referendum di ieri e presenti. “Metastasi” del fallimentare Partito dei Cacciatori, si sono moltiplicate dividendosi in mille “rivoli” secchi. Fanno fumo per nascondere il vuoto, l’inconsistenza della loro rappresentanza e del loro ruolo nella Società svendendo le tessere per fare gli assicuratori per corrispondenza. Per rispondere all’unico “Referendum” sulla caccia, in attesa di giudizio di validità, sono preoccupati, per interessi del loro partito, che gli italiani li puniscano con l’astensione che può affossarli: quelli che resteranno, tutti! Così sulla caccia ed altri che interessano loro, già prima di cominciare, propongono di votare “NO”. Meglio perderli a danno dei cacciatori.
Altri, in stato confusionale, pensano di ricorrere alla riforma della legge sulla caccia che dovrebbe acquisire le richieste dei referendari. Ignorano che, essendo un tema divisivo della maggioranza attuale, non sarà in alcuna agenda politica. E poi chi e quale riforma si chiede? I santoni che giocano più parti in commedia scrivano! Dalla terra delle Marche c’è qualcuno, erede minore, forse illegittimo, del defunto partito dei cacciatori, ha sproloquiato sui social di voler raccogliere le firme su una legge di iniziativa popolare. Su quali contenuti? Non lo sa neppure lui Quando si volle coinvolgere la Società e canalizzare in maniera costruttiva e positiva la “rabbia”, l’UNAVI raccolse 700mila firme per una legge di iniziativa popolare che, come in tante altre occasioni, rimase nei cassetti della Camera dei Deputati.
Quello che ritorna, di contro, è un solido cordone “nero” che lega il Comitato del SI abolizionista, isolato dalle Associazioni ambientaliste, con gli abolizionisti eticamente a caccia di “marce su Roma”, e poi alcune proposte di legge presentate con la voglia di leggi di iniziativa popolare: tutti uniti per abolire la legge sulla caccia sociale. Coincidenza strana, convergenze intenzionali? Vergogna! Intanto, si ripropongono dejavu, con convegni che ricordano i famigerati patti fiorentini del Baglioni in cui si voleva cambiare la legge… Il miglior antidoto per uscire dalla palude in cui si è sprofondati come cacciatori sarà “federare” – e bene, come abbiamo chiesto con gentili sollecitazioni – e che le Associazioni Venatorie Nazionali, di legge, si dotino di uno statuto democratico unitario.
Dovunque, in Italia, nelle Regioni, nei Comuni, per avere un coro che parli pluralmente e insieme alla Società. Finalità comune è realizzare la caccia popolare, avere parole e comportamenti uniformi tra chi aderirà. Dare assistenza, attività sportive, cinofilia. Sostenere una Federazione unica del “tiro” nel CONI, fare una FITAV più forte che faccia più promozione anche insieme alle Associazioni venatorie, anche per più medaglie olimpiche agli italiani.