Le contestazioni dell’associazione
Arci Caccia si mobilità a tutti i livelli, nazionale e territoriale contro il “Decreto del Ministro Lollobrigida”, che si propone come una palese aggressione alla libertà e al pluralismo associativo, assicurato, ad oggi, dalla vigente legge 157/92 “Norme per la tutela della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Il Decreto Ministeriale è emesso in palese contrasto con gli atti parlamentari che chiedevano una legge per la ricostituzione del Comitato di cui all’art. 8 della L. 157/92, sciolto nel 2012. Oggi viene riproposto come Comitato di “comodo” per falcidiare le rappresentanze democratiche; per “faziosità” e “allergia” al confronto.
Gestione della fauna selvatica
Questo atto è in coerente continuità con la volontà di distruggere la gestione sociale della fauna selvatica, obbiettivo per cui serve demolire gli ATC ed i CA, già sabotati nelle loro finalità dall’Associazione maggioritaria, ormai nemmeno più rappresentativa, nei numeri, della maggioranza dei cacciatori italiani. E’ da tempo che i “soliti noti” cercano di evitare che l’ARCI Caccia possa far sentire la propria voce nelle istituzioni, sia nazionali che regionali e locali. E’ forte la nostalgia di quel pensiero unico che, anche la Corte Costituzionale, con recente sentenza, contesta negli ATC.
Un decreto da bloccare
Arci Caccia metterà in campo iniziative legali e mobiliterà l’associazione per contrastare il “Decreto”, parlando con gli Assessori Regionali, chiamati ad esprimere parere, con parlamentari, associazioni e sindacati. Niente deve rimanere intentato per bloccare il Decreto di “mutilazione” del pluralismo, anche venatorio. L’Associazione combatterà questa battaglia per sé è per gli altri esclusi: provengano essi dal mondo venatorio, agricolo o ambientalista e possiamo rilevare che qualcosa si sia già mosso, come testimonia l’interrogazione (che trovate allegata) firmata dagli Onorevoli Vaccari, Forattini, Marino e Rossi (fonte: Arci Caccia).