Arci Caccia ha deciso di affrontare la questione dell’Ambito Territoriale di Caccia Siena 19, iniziando con un emblematico “C’era una volta”. Ecco come l’associazione ha descritto la situazione: “Un modello costruito non sulle chiacchiere ma sui fatti, certificato dal desiderio spontaneo di tanti cacciatori di altre zone della regione e tantissimi di fuori che volevano scegliervi la loro residenza venatoria, laddove la selvaggina stanziale non era solo una “speranza” ma un’occasione reale. Anche l’OCSE riconosceva alle campagne senesi un valore aggiunto da “fauna selvatica”.
Arci Caccia ha concorso allora in modo determinante a realizzare nell’ATC gli indirizzi che permettessero di dimostrare – dentro e fuori la nazione e in barba ai “cattivi profeti” – che la gestione faunistica sociale si può fare: i fagiani, le lepri nascono e vivono, si riproducono per generazioni. Risultati inconfutabili che venivano da un lavoro lungo, impegnativo di diversi anni che inizia con l’entrata in vigore della legge nazionale. Si apre la vicenda giudiziaria dell’ATC SI19, contestualmente si esaurisce la produzione naturale, merito del volontariato dei cacciatori impegnati nelle politiche faunistiche, si torna a comprare selvatici e con scarsi risultati.
Un caso? Oggi una sentenza di assoluzione chiude quel processo a Sanchini al quale l’Associazione rinnova tutta la solidarietà. Resta la responsabilità del Presidente dell’ATC di un’impropria scrittura a penna su un documento che la Magistratura ha condannato. Sanchini non disperde l’esperienza, viene a far parte di una Commissione di Lavoro dell’Associazione di Siena. La passione dei cacciatori si realizza tramite gli ATC servendoli – e non servendosene – come altri pensano di fare. E’ la “natura” che condanna gli “errori” della gestione faunistica. Quando cala il volontariato, scompare la piccola selvaggina, al piacere per la caccia si sostituisce la delusione. L’ARCI Caccia non si arrende, è per la qualità della caccia in una campagna ricca e vissuta.