Arci Caccia pone l’attenzione sul rischio bocciatura per il Calendario Venatorio toscano che subirebbe la stessa sorte di quello ligure: “Chiediamo certezze e diritti per i cacciatori”.
In un recente incontro svoltosi lo scorso 28 maggio, gli Uffici della Regione ci hanno illustrato lo stato di grave difficoltà a cui potremo andare incontro nelle prossime settimane per quanto riguarda il Calendario Venatorio. La legge 20/2000 con la quale si istituisce il Calendario Venatorio per la Toscana è al vaglio della Corte Costituzionale ed anche a seguito della recente sentenze della Suprema Corte sul Calendario della Liguria, che ha sancito che tali atti devono essere emanati per via amministrativa e non per legge, parrebbe molto probabile una analoga sentenza anche riguardo il nostro Calendario.
Gli Uffici si stanno prodigando nella ricerca di soluzioni tecniche prima di tutto per far decadere il procedimento in atti presso la Corte Costituzionale e, in seconda battuta, in caso di bocciatura del Calendario, per predisporre una Delibera di Giunta accompagnata da una corposa documentazione che cerchi di mantenere i tempi di caccia per quanto possibile inalterati. Un lavoro, quello degli Uffici, assolutamente meritorio e che dimostra una profonda attenzione ai problemi in essere ma che, tuttavia, è orfano del supporto di chi è stato chiamato dai cittadini a governare: la politica.
In un clima così incandescente dove le associazioni anticaccia sono sul piede di guerra, c’è il forte rischio che, in assenza di una mediazione e di una forte azione della politica, in primo luogo del competente Assessore, ogni azione rischi di naufragare ancora una volta nei tribunali. Purtroppo pare che in molti casi della caccia ci si ricordi solo a fini elettorali e spesso con posizioni populiste piuttosto che con una elaborazione politica di ampio respiro.
Ma perché dal 2000, quando fu in modo lungimirante varato un Calendario venatorio per legge, solo ora questo è messo in discussione? La risposta va cercata in primo luogo nel mondo venatorio, in quella parte che in questi anni ha solo cercato di inseguire la demagogia, spesso appoggiando ed appoggiandosi a politici il cui unico scopo era mantenere la propria poltrona pescando anche nell’elettorato dei cacciatori.
Una strada che ha prodotto il “capolavoro alla rovescia” rappresentato dall’ormai famoso art. 42 delle Legge Comunitaria (che ha modificato l’art. 18 della L. 157/92) che fu approvato tra gli applausi scrosciati delle sigle venatorie che si rifanno a Face Italia. Unica voce fuori dal coro fu l’Arci Caccia che mise da subito in evidenza i rischi enormi a cui saremmo andati incontro e, purtroppo, abbiamo avuto ragione.
Altro che caccia a febbraio! Oggi ci troviamo a dovere difendere con le unghie e con i denti il 31 gennaio. Ormai pressoché tutte le Regioni hanno dovuto varare dei Calendari con chiusure anticipate a specie importanti, quali ad esempio i turdidi.
Ora rischiamo grosso anche in Toscana: che fare? Da parte nostra non possiamo che richiedere un forte impegno da parte di tutti, la famosa Politica in primo luogo, perché non potremo perdonare a nessuno la perdita di certezze e di diritti per i cacciatori.
P.S. – In questi giorni di lutto e distruzione non possiamo che stringerci attorno alle popolazioni emiliane colpite dal terremoto. Le zone colpite storicamente non erano classificate come altamente sismiche: ed allora perché perdere tempo e spendere soldi per costruire capannoni più solidi? Tanto chi ha mai creduto ai profeti di sventure? …Tanto sono solo dei pessimisti afflitti dalla sindrome della sconfitta…
Ma tant’è: ancora dei morti da piangere!
Firenze, 31 maggio 2012
Arci Caccia