La risposta del Ministero della Transizione Ecologica, sui KC, ad una lettera inviata alle Associazioni venatorie nazionali riconosciute dalla legge, non tutte in verità, perché non sottoscritta dall’EPS, e che ha visto la firma del CNCN, associazione no-profit di Aziende produttrici di armi, merita di avviare una riflessione per uscire da un vicolo cieco. La risposta, anche troppo perentoria in verità, nel merito, però, richiama con dovizia di riferimenti di metodo e di merito del passato più o meno recente, interlocuzioni avute con l’associazionismo, il nostro, che per legge, insieme a quello agricolo e ambientalista, è titolato ad interloquire. Sul tema dei KC non lascia molto spazio per i prossimi “calendari venatori” salvo gli “illusionismi” dei venditori di fumo.
Rientra in uno schema di “rimpallo” di responsabilità del quale non si trova il bandolo, per i calendari, i piani di conservazione: dal ministro al ministro, dalle Regioni all’Europa e ritorno, con la solita “cantata” sull’ISPRA. È doveroso che i cacciatori conoscano. Questo shock servirà a far capire alle care associazioni che dobbiamo cambiare strada per uscire dall’isolamento? Non è tutta colpa del destino “cinico e baro”. Abbiamo commesso errori, perseverare è suicida. La prima questione da verificare è la disponibilità o meglio l’interesse delle Regioni a far “pesare” la loro volontà. Chiediamo all’Assessore della Regione Veneto di convocare un “tavolo di confronto”, un tentativo che, nel passato, aveva permesso di avviare un dialogo.
I partner che indichiamo per la discussione sono le associazioni agricole, quelle ambientaliste e quelle venatorie nazionali riconosciute per un raffronto, o, perché no, una trattativa. Crediamo sia chiaro il fallimento, così come lo abbiamo denunciato a Firenze lo scorso 11 febbraio, della “lobby dei produttori di armi”, di quella dei cacciatori e del muro contro muro. Quella rappresentanza ha prodotto zero! A nulla serve salire “altrui scale” dalle porte di servizio. A quante “sirene” che adulano i cacciatori, ma non hanno a cuore l’interesse per la gestione della fauna selvatica, presteremo ancora orecchio? Diamo fine al consumismo venatorio e alle annesse conseguenze negative, così da tutelare la biodiversità. Superare ogni forma di inquinamento è cosa che è nella responsabilità prioritaria di chi deve ripensare la “produzione” di munizionamento per valorizzare il no-toxic.
Altra questione: il confronto non può essere subordinato se non a dati che siano scientifici, univoci. Altro diventa “cabala”! I fatti ci hanno dimostrato che non li abbiamo da anni. Quelli annunciati conseguentemente e ripetutamente, non hanno convinto. Questa “roba” ha concorso al “Requiem” di una possibilità di salvaguardare, con piani di conservazione, alcune forme di caccia. Non ci stiamo più. Si parta dalla politica venatoria. Liberare l’ISPRA da condizionamenti politici e partitici, farne una agenzia autonoma per tutte le materie di cui si occupa, è una priorità che garantisce l’indipendenza.
Ricerca è anche Università. Il resto ha fallito, a palese dimostrazione dei limiti irreversibili delle “quattro note” che hanno camuffato l’assenza – meglio il “boicottaggio” – delle altre Associazioni ad un percorso unitario “dal basso”. Noi non rinunciano, attenti alla voce dei cacciatori, che invocano l’unità, negata dalla FIdC e da altre Associazioni. Il nostro manifesto per i cacciatori è unità, contenuti in trasparenza in Italia. Aprire la discussione insieme, meglio. Mai più la paralisi! È ridicolo che i “signori” delle associazioni testimonino la loro incapacità rivendicando strumentalmente il servizio “badante” dei produttori di armi, complici del fallimento sulla gestione della migratoria. Stanno svendendo la prospettiva della caccia ben oltre l’abolizione dell’art. 842 che chiedono tutte le Organizzazioni Agricole italiane.
Pratica diffusa laddove c’è una sola Associazione che, in barba alla Costituzione, non riconosce il libero associazionismo per far gestire le “Riserve di Caccia”. All’Europa – preso atto che il peso contrattuale di Face, i cui componenti sono i rappresentanti delle altre Associazioni venatorie italiane, ha ottenuto scarsi risultati – chiediamo che la legge sia uguale per tutti. Come è possibile che non si risolva la problematica? Che le regole per la Francia siano diverse da quelle per l’Italia? Nidificazione, accoppiamento e quant’altro sono soggette a passaporto? La “vanagloria”, la secretazione dei problemi, sono un prodotto che noi non venderemo agli italiani. Il confronto è aperto, libero, sincero e non lo interromperemo mai. P.S. Nelle prossime settimane pubblicheremo (leggibile anche on line) uno studio del tecnico faunistico Dott. Federico Merli che confronterà specie tempi di caccia in Europa. Conoscere per valutare pregi e difetti.