La forte estensione degli impianti fotovoltaici, con 70 ettari già autorizzati nei quartieri periferici di Aprilia e richieste tali da riguardare altri 220 ettari di campagna, rischiano di divorare altri terreni agricoli di pregio. Un business, quello dell’energia pulita, che rischia di comportare il consumo di nuovo suolo e a farne le spese non sono soltanto gli agricoltori, ma anche gli appassionati di arte venatoria, seguendo regole specifiche. Proprio per questa ragione i cacciatori raccolti in cinque associazioni, la Federcaccia, Enalcaccia, Arci Caccia, Libera Caccia e Anuu, che rappresentano un bacino di circa 500 soci, hanno deciso di scrivere una lettera alla Provincia di Latina, al Comune di Aprilia e alla ATC di Latina, l’ambito territoriale per la caccia, per chiedere di limitare la diffusione degli impianti, lì dove vadano a ledere la loro possibilità di praticare l’arte venatoria, premiando invece installazioni alternative e che non comportino consumo di suolo agricolo.
Una linea a ben vedere non distante da quella sostenuta dal Comune di Aprilia, che sta lavorando al regolamento il cui scopo è quello di indicare le aree non idonee alla realizzazione degli impianti e dettare regole chiare per la realizzazione di impianti a terra. «Non abbiamo nulla in contrario alla realizzazione di impianti per la produzione di energia pulita – spiegano i rappresentanti delle cinque associazioni, sia in qualità di cacciatori ma anche e soprattutto in veste di agricoltori e amanti della natura – ma riteniamo che sarebbe opportuno prevedere delle limitazioni, favorire l’installazione dei pannelli fotovoltaici lì dove sono presenti edifici dismessi a limitare il consumo di nuovo suolo agricolo.
Abbiamo appreso infatti che presso il comune di Aprilia e in particolare in aree periferiche si contano progetti già autorizzati a coprire 70 ettari di terreni agricoli a cui si aggiungono piani in lavorazione a copertura di altri 220 ettari. Siamo consapevoli che Comune, Provincia e Regione debbano raggiungere il traguardo con la produzione del 30% dell’energia rinnovabile, ma chiediamo che ciò non venga fatto a scapito delle nostre campagne. Per quanto riguarda le associazioni che raccolgono persone con la passione della caccia, ci teniamo a sottolineare la presenza di forti limitazioni per la pratica dell’arte venatoria: le aree boschive sono sempre meno, la caccia non può essere praticata in prossimità di abitazioni, strade e colture.
Il boom di richieste per gli impianti fotovoltaici da realizzare in area agricola, rischia di comprimere ancora di più le zone di aperta campagna, pertanto chiediamo alle istituzioni preposte di valutare le nostre istanze. Istanze che portiamo avanti non solo in quanto cacciatori, ma anche amanti della natura, un amore che ci porta anche a salvaguardare e curare durante l’anno le poche aree boschive rimaste».