Cosa è successo dopo l’estate
C’eravamo lasciati in giugno con le note sul passo primaverile deludente, caratterizzato da un meteo poco clemente e con la speranza di una ripresa del passo nella stagione estivo-autunnale ma, se dobbiamo dirla tutta, ci sarebbe da commentare di più sulle vicende causate dal maltempo che sul passaggio dei nostri amici alati nei nostri territori. É doveroso sottolineare che parlare della migrazione è sempre complicato poiché il suo svolgimento è vario a seconda del territorio e delle relative abitudini che gli amici alati possiedono causando così diverse impressioni. Cercare un punto d’incontro su ciò che succede diventa quindi impegnativo. Sebbene tutte le specie siano state presenti, vi è da sottolineare la loro scarsa presenza numerica che è stata più o meno marcata e sottolineando come la stagione appena trascorsa sia stata avara. Mentre il mese di agosto è stato uno dei più caldi dal 1800 ad oggi con fenomeni temporaleschi molto intensi, la migrazione è iniziata con la partenza dei Rondoni e dei Balestrucci dai quartieri di nidificazione urbani confermando però anche in questo anno, come già da tempo si nota, una loro importante diminuzione.
Balia nera e altre presenze
Tra le specie transahariane si è notata una buona presenza della Balia nera che già nella prima decade di agosto ha fatto la sua comparsa unitamente a Prispolone e Stiaccino anch’essi in buon numero. Scarsi i Culbianchi, i Luì grossi e i Luì verdi nonché i Beccafichi. Nulla da segnalare per quanto riguarda la Quaglia e la Tortora selvatica che, secondo i rilevatori, hanno mantenuto nei territori a loro congeniali una discreta presenza. Sempre ad agosto, come da calendario, si sono notati i primi movimenti dei limicoli come i vari Piro piro, Piovanelli, Beccaccini e anatidi. Settembre è apparso in controtendenza rispetto a quelli trascorsi e, a causa delle correnti d’aria fresca provenienti dal Nord Europa, si manifesta con temperature miti e con frequenti piogge che innescano eventi alluvionali come successo in Emilia-Romagna. Il mese si apre così al Nord con la speranza di osservare i primi Tordi bottacci che appaiono in modo scarso dalla seconda decade del mese senza però soddisfare gli appassionati dei grandi turdidi. Infatti, unitamente al Merlo, il Tordo bottaccio si farà desiderare per tutto il periodo della migrazione regalando, si fa per dire, solo una o due giornate che saranno considerate probabilmente le cosiddette prime “furie”. In questo mese alle specie transahariane già citate, che continuano a manifestare una buona presenza, si aggiunge l’ottima presenza del Colombaccio, dello Storno, del Pettirosso e quella, sebbene non eclatante, del Pigliamosche e del Codirosso.
Un autunno piovoso
Nulla da segnalare per quanto riguarda i Fringillidi che però, con ottobre, fanno la loro ottima comparsa con il Fringuello accompagnato dal Frosone, quest’ultimo tornato presente in piccoli gruppetti in diverse zone dopo anni di assenza. Unitamente poi, come siamo abituati a vedere, si aggregano Fanello, Lucherino e Peppola. Ottobre è stato caratterizzato da molte e intense piogge, definendo l’autunno di quest’anno come uno dei più piovosi degli ultimi decenni. In molte regioni italiane come la Liguria, la Toscana, il Lazio, la Campania, le Marche e ancora l’Emilia-Romagna, per i fortissimi temporali e i nubifragi, si sono registrati altri eventi alluvionali. Occorre comunque dire che sul versante orientale e adriatico è andata decisamente meglio rispetto al versante occidentale tirrenico della Penisola, grazie a condizioni meteo più favorevoli alla migrazione ottobrina. Tornando all’analisi del passo nelle campagne, dalla prima decade di ottobre compaiono in buon numero Pispole e Allodole mentre, ancora una volta, lo Spioncello si osserva in modo irregolare e localizzato.
Scarsità di specie territoriali
Anche per il Fanello i numeri sono un po’ sottotono. Come già detto prima, il Merlo e il Tordo bottaccio non danno ancora soddisfazioni e sebbene localizzati sono osservati in numero ridotto rispetto agli scorsi anni. Alcuni rilevatori segnalano persino una notevole scarsità di numero delle specie nel loro territorio. A parte la “furia”, se così possiamo definirla e sempre sotto la media, della seconda decade del mese, questa situazione non cambierà nel corso della stagione e solo l’arrivo dei primi Tordi sasselli nell’ultima decade del mese placherà un pochino le delusioni degli appassionati di questi grandi turdidi. Il mese segna l’arrivo a quote più basse della Passera scopaiola, del Luì piccolo e ancora l’ottima presenza del Colombaccio, dello Storno e del Pettirosso. In montagna e collina vengono osservate diverse Beccacce (le prime al piano sono avvistate nel corso della terza decade del mese), mentre nelle valli non ci sono elementi di rilievo per quanto riguarda le specie acquatiche.
E mentre il periodo principale della migrazione autunnale volge al termine, osservando i cieli che vedono le Gru transitare verso lidi più caldi, la speranza si aggrappa all’osservazione di quelle specie che dovrebbero presentarsi a novembre per poi trascorrere l’inverno a quote un po’ più basse. Ci riferiamo alle segnalazioni delle mitiche Cesene dalla media collina alla pianura. Staremo a vedere l’evoluzione dei movimenti migratori la cui conoscenza è molto rilevante per la comprensione dell’eco-biologia degli uccelli poiché possono dare risposte alle esigenze di carattere applicativo e gestionale. Attraverso la conoscenza dei tempi e delle rotte di spostamento si possono definire programmi di tutela gestendoli in modo più adatto ai siti e nei periodi più appropriati. Molte informazioni oggi disponibili sulla migrazione degli uccelli hanno avuto nell’osservazione sul campo uno strumento efficace. (W. Sassi – fonte: ANUUMigratoristi)