ANUU Migratoristi commenta le controverse e ingannevoli dichiarazioni di una LIPU a favore della cosiddetta caccia sostenibile, ma solo per finta!
Il messaggio subdolo e ingannevole da qualche tempo diffuso dai rappresentanti della LIPU nelle diverse sedi ufficiali di dibattito e di confronto sulla caccia – Regioni, Ministeri, UE – è oggi totalmente smascherato: l’associazione ambientalista è ben lungi dall’essere a favore di una caccia sostenibile e razionale, è contro la caccia e basta!
Basti leggere il volantino diffuso in vista del referendum regionale piemontese del 3 giugno prossimo per far crollare anche l’ultima barriera di ogni decenza: esultano per una convocazione referendaria che non gli importa un fico secco nasca già vecchissima e riferita a una legge regionale che non esiste più, ma che costerà comunque ai cittadini piemontesi 20 milioni di Euro; esultano per la cancellazione di tutti i migratori dall’elenco delle specie cacciabili e chi se ne importa se la maggioranza di quelli tutt’ora cacciabili in Piemonte (già assai di meno rispetto a quelli consentiti dalla legge 157/92) gode di uno stato di conservazione favorevole!
Alla faccia delle dichiarazioni su “caccia sì” pure alle specie migratrici in stato di conservazione non favorevole, a patto che sia sottoposta a precisi piani di gestione…. Ma chi vorrebbero ancora prendere per i fondelli? Non solo: l’esultanza è analoga per il divieto di caccia alla domenica (per poter “passeggiare tranquilli nei boschi”), allegramente infischiandosene di quei cittadini cacciatori che nella domenica avrebbero avuto la sola possibilità di esercitare la loro passione senza prendersi un giorno di ferie! Tra l’altro pagando lautamente a Stato, Regione e ATC/CA, mentre chi, pur legittimamente, se ne va passeggiando per campi e boschi per altri scopi, nulla paga a nessuno.
La caccia con la neve? Detto così, sembra che reggimenti di fucilatori imperversino su animali stremati dalla bassa al Monviso. Nulla di più falso, dato che con la neve si caccia solo in zona Alpi (dove le specie tipiche sono ben attrezzate dalla Natura per fronteggiarla), mentre in pianura solo alcuni Ungulati come il cinghiale, la cui esigenza di controllo delle popolazioni trascende ogni altro aspetto.
E del quesito sulle aziende faunistico-venatorie e agri-turistico venatorie che dire? I limiti di carniere per la stanziale negli istituti privati di caccia, le antiche “riserve”, mai furono equiparati a quelli previsti sul territorio a caccia programmata, un tempo “territorio libero”.
Sono le stesse modalità di conduzione delle aziende, con l’investimento compiuto sugli habitat e nell’allevamento della selvaggina, con il mantenimento della vigilanza dipendente dall’azienda, con l’allestimento e la gestione delle strutture di accoglienza per cacciatori e cani, che rendono inevitabile una differenza di partenza tra la resa della caccia alla stanziale dentro e fuori tali istituti: altrimenti, a che pro? Ma che può importargliene alla LIPU di fagiani, starne, rosse e lepri appositamente allevate per la caccia in queste aziende? Vuoi vedere che sono divenute anch’esse specie in sfavorevole stato di conservazione… Ma ci facciano il piacere questi venditori di fumo e abbiano almeno il coraggio di tenere una sola, univoca, lineare posizione senza arrampicarsi sugli specchi visto che nessuno glielo ha chiesto!
La realtà è che in Italia NON esiste alcuna associazione ambientalista che sopporti la caccia, mentre esistono soltanto delle associazioni “anti” con le quali bisogna per forza confrontarsi se non altro perché fanno opinione e siedono a certi tavoli. Chi ancora non volesse accettarlo o è disperatamente ingenuo o è totalmente stupido. Punto e a capo e avanti a testa bassa.
ANUU Migratoristi Stampa