Una conferma alle nostre tesi, che il prelievo venatorio non incide assolutamente sulle specie nel rispetto del calendario europeo e italiano, ci viene direttamente dall’articolo apparso sul Corsera del 2 dicembre 2009 a firma di Danilo Mainardi, sulla base di un rapporto commissionato dal Ministero dell’Ambiente (Valutazione dello stato di conservazione della fauna italiana). Gli autori, esperti ornitologi, evidenziano quale siano i vari elementi caratterizzanti la diminuzione di alcune specie tipiche degli ambienti naturali che, sempre più, vanno disparendo.
Ma vi è anche da osservare come i cambiamenti climatici comportino sia durante un piccolo periodo, sia a lungo termine, non solo degli sfasamenti, ma anche dei completi cambiamenti nel normale e tradizionale movimento migratorio di parecchie specie. Vi è da rimarcare, ad esempio, come nella stagione post-nuziale del 2009, si è osservata un’assoluta assenza di specie non oggetto di caccia, quali Cinciallegra, Cinciarella, Codibugnolo, Scricciolo, Regolo e Fiorrancino, abitualmente presenti e inanellati, ad esempio all’Osservatorio Ornitologico della FEIN in Arosio (CO) in maniera ragguardevole e al contrario ridotti, in questa stagione, a pochi esemplari.
Valgono gli esempi delle Cinciarelle che, nel 2008, sono state inanellate in 115 esemplari mentre, nel 2009, solamente in 18; o dei Codibugnoli, che nel 2008 sono stati inanellati in 43 esemplari, mentre solo 12 individui in quest’ultimo anno. Se avessimo ben osservato le carte meteo delle varie decadi da ottobre in avanti, avremmo incolpato la circolazione aerea caratterizzata dalla presenza di forti venti in quota che, seppur provenienti dai quadranti nord-orientali e quindi favorevoli alla migrazione, in pratica l’hanno ostacolata per i repentini cambiamenti che si sono verificati. Così, quando sussistono variazioni termiche che si succedono troppo rapidamente nel tempo, abbiamo l’effetto contrario.
Proprio quello che è accaduto in questa deludente stagione, dove anche il più accanito ornitologo, sempre presente sul campo, si è trovato disarmato nella sua attività di studio. Siamo dinnanzi a un pianeta malato, sovente per colpa dell’uomo e per quei comportamenti umani che si traducono, senza voler entrare in temi socio-politici, nell’arricchimento di pochi e impoverimento di molti.
E’ ben vero che il Succiacapre, l’Usignolo, il Tarabuso e la Berta maggiore non sono mai stati presenti in numero significativo (eccezion fatta per l’Usignolo), bensì sempre localizzati e con densità basse (e mai cacciati dall’uomo nella sua attività venatoria), ma è altrettanto vero che l’ambiente naturale mal gestito è la vera causa del loro decremento numerico.
Quale altra considerazione andrebbe tratta da tutto ciò, se non quella di unirci insieme per evitare che la volontà di molti sia annullata dall’arroganza di pochi? E quando diciamo la volontà di molti intendiamo richiamarci a cacciatori, pescatori, ornitologi, ricercatori e a tutti i più intelligenti operatori che intervengono sulla natura con quella saggezza, fonte di un colloquio permanente, senza l’arroganza dei primi della classe che, alla fine, nulla sanno della natura.
Dobbiamo veramente considerare che un esercizio venatorio nella forma di caccia sostenibile (documento approvato dal Consiglio d’Europa nel 2007), potrebbe veramente divenire un collante per assemblare una forza coesa di tutti insieme per l’ambiente e le sue risorse.
Fonte: Anuu