Situazioni improvvise
Vi sono momenti in cui il mondo venatorio alimenta da sé la propria illusione di aver fatto passi avanti significativi in campo comunicativo, nel senso di riuscire ad attingere strati ampi dell’opinione pubblica per far sentire la propria campana sui temi di attualità relativi alla fauna selvatica, all’ambiente e alla caccia in generale. Poi, in maniera deflagrante, scoppiano improvvise situazioni che dimostrano, ahinoi, quanto tale convinzione sia lungi dal trovare riscontro nella realtà e vada retrocessa a illusione. È quanto avvenuto tra fine gennaio e febbraio scorso rispetto a due specifici eventi: la battuta di caccia in botte in valle veneta da parte di Trump junior e suo entourage; i minorenni alla fiera EOS a Verona.
La questione Trump
Nel primo caso, un enorme polverone è stato sollevato imputando all’erede del Presidente degli USA l’abbattimento illecito di una casarca (Tadorna ferruginea), specie non cacciabile in Italia, come da fotografie e video diffusi dall’illustre rampollo. Nel secondo caso, un vespaio di eco inferiore, ma non meno pericoloso, è stato creato da alcuni quotidiani nazionali con la divulgazione di fotografie di minorenni nell’atto di impugnare fucili da caccia all’interno di EOS. Sembra inutile sottolineare come, nell’una situazione (fermo restando il prelievo illecito di una specie non cacciabile) la strumentalizzazione di natura politica abbia determinato ogni tipo di commento tanto quanto, nella seconda situazione, il chiaro obiettivo sia stato screditare per l’ennesima volta un settore che probabilmente, agli occhi degli avversari dell’attività venatoria, appare ancora troppo florido dal punto di vista economico (la fiera ha infranto il muro dei 40.000 visitatori, nuovo record).
Argomentazioni razionali
Vano è stato rammentare che la casarca non è una specie vulnerabile o a rischio, che non è particolarmente protetta dalla legge statale, che la caccia nei siti Natura 2000 non è vietata e che gli stessi non sono aree naturali protette, che la Regione Veneto ha dichiarato come gli americani a caccia in Italia fossero stati regolarmente autorizzati; così come, è stato ovvio sottolineare che i minorenni a EOS accedono solo se accompagnati, che le armi esposte in fiera sono disattivate pertanto innocue e che ogni maneggiamento, se consentito, avviene sotto gli occhi dei responsabili degli stand. Tutte le argomentazioni razionali si arenano sulle secche dell’emotività e del pregiudizio, che i detrattori della caccia hanno saputo coltivare nel tempo e che oggi sanno stimolare e fare emergere con grande abilità.
Comunicazione a senso unico
È il gap tra “noi e loro”, derivante da decenni di comunicazione a senso unico che ha condizionato la forma mentis del cittadino medio profano di fauna e caccia. Decenni nel corso dei quali il mondo venatorio ha più o meno placidamente dormito, reagendo – ove accaduto – con ritardo, scoordinamento e scarsa efficacia. Perché il focus non è tra chi abbia ragione e chi abbia torto: le divergenti opinioni di merito sulla caccia esistono e sono legittime, bensì è incentrato sull’informazione e la disinformazione, sulla volontà di comunicare correttamente affinché il pubblico possa decidere “da che parte stare” e quella di comunicare pre-orientando lo stesso verso una posizione preconcetta. Se l’indignazione espressa da un’ampia pletora sulla vicenda della casarca, fosse stata semplicemente all’insegna dell’illecito commesso, nulla da eccepire: invece, causa anche i risvolti di natura politica, è stata condita con affermazioni infondate, relative a presunti divieti di caccia nei siti Natura 2000, al fatto che la specie sarebbe particolarmente protetta, agli americani che avrebbero cacciato abusivamente in quanto non autorizzati. Idem per la faccenda dei minorenni a EOS.
La reazione del mondo venatorio
Le reazioni ufficiali sono arrivate? Sì. Regione Veneto ed Ente Fiera hanno piuttosto prontamente replicato alle accuse, precisando ciò che occorreva (anche se non sembra che questi chiarimenti ufficiali abbiano beneficiato della cassa di risonanza mediatica che avrebbe dovuto essergli garantita). Il mondo venatorio ha reagito? Sì, ma senza visibilità pubblica. Pertanto, potremmo dire che non ha reagito. Molti post, ben argomentati, sui social di caccia e comunicati su siti internet e stampa di settore: cioè, niente che abbia contattato l’opinione pubblica esterna alla cerchia venatoria, fatti salvi sporadici interventi su gruppi social non venatori, peraltro rapidamente sommersi dalle reazioni aggressive dei soliti hater. Anche nell’era della comunicazione di massa digitale, immediata, democratica, accessibile a chiunque, siamo sempre indietro. Chi e quanti non cacciatori leggeranno queste stesse riflessioni? Dubitare del fatto che riusciremo mai a recuperare gli spazi perduti, è ormai lecito. (fonte: ANUUMigratoristi)