La caccia per alcuni non ha rilevanza politica. Anzi, solo sotto elezioni si cercano voti dai cittadini-cacciatori per poi dimenticarsene. La maggioranza sulla comunitaria si spacca: solo la Lega (che non ama assolutamente la “caccia estrema”) tiene fede agli accordi assunti in Commissione Agricoltura della Camera. Ancora una volta si arriva a un insensato compromesso italico, del tutto incompreso non soltanto da noi, ma anche dai vertici di Bruxelles o nelle altre Capitali dell’UE dove in ogni Ministero competente in materia si ha una governance della caccia che comprende l’agricoltura, l’ambiente, la ruralità e l’economia.
Ma, soprattutto, di solido c’è la credibilità del legislatore, fiero di essere super partes. Qui, da noi, alcune Ministre incalzano il Capo del Governo e la mediazione viene imposta: massimo posticipo la prima decade di febbraio e il divieto assoluto di prelevare uccelli in migrazione pre-nuziale (ma per quelle specie che iniziano il ripasso a fine febbraio?) e nessun anticipo in periodo di migrazione post-nuziale (e cioè prima del primo settembre, causa turismo).
Tuttavia, alla fine, si approva un preciso o.d.g. in cui si dettano all’ISPRA le linee operative secondo la Guida Interpretativa della Direttiva CEE “Uccelli” (79/409). Insomma, i dati, sia per chi vorrebbe andare a caccia di più, sia per chi vorrebbe farci andare a caccia di meno, sono e saranno indispensabili e insostituibili, ma sicuramente non quelli frettolosamente pubblicati all’ultima ora su carta patinata, quasi per accalappiare il giudice del TAR o il politico di turno. Si è insomma messa in moto una macchina complessa, il cui buon funzionamento probabilmente diventerà una delle più importanti sfide del prossimo futuro: una sfida cui i cacciatori dovranno contribuire con tutte le capacità e mezzi a loro disposizione, aggiungendosi al personale sul campo che procaccerà i dati “bruti” che poi gli studiosi con il camice bianco dovranno esaminare, scremare e pubblicare.
E’ un asino, che dovremo domare pur in mezzo a tutte le difficoltà derivanti dalla perniciosa disunione e disorganizzazione dell’associazionismo venatorio italiano. Noi però qualche valutazione l’abbiamo voluta fare, giacché siamo la sola Associazione venatoria nazionale che almeno dal 2000, allorché alla FACE si cominciava a impostare il lavoro per la stesura della Guida interpretativa sulla corretta applicazione della Direttiva “Uccelli”, ha affrontato il tema delicato ma vitale di una caccia per specie e per decadi, con particolare (ma non esclusivo) riferimento all’avifauna migratoria. E lo stiamo ancora affrontando adesso, rimboccandoci le maniche.
E’ sacrosanto che i cacciatori chiedano il ristorno dalle loro tasse anche per gli studi ornitologici che ci permettano di andare a caccia tranquillamente (perché la serenità è il senso della caccia), ma occorre anche partecipare con il versamento di € 0,07 per associato alla grande iniziativa della raccolta dei dati dal titolo 007 Natura 2000. Ciò permetterà di raccogliere rapidamente fondi – in tempi certamente inferiori a quelli della burocrazia statale – per sostenere la ricerca e la validazione dei dati a livello europeo, per poi confrontarsi ad armi pari con gli scienziati di casa nostra. La sfida è iniziata per ridare finalmente credibilità alla nostra CACCIA italiana, che non ha più bisogno di associazioni e dirigenti aggrappati alle tessere o dediti solo a riunioni riservate. Costoro niente hanno mai fatto, né mai niente faranno per restituire dignità e considerazione alle nostre tradizioni cultural-venatorie, parte viva della ruralità del Bacino del Mediterraneo.
23-24 aprile 2010 – 52^ Assemblea Nazionale ANUUMigratoristi
Fonte: Anuu