ANUU, Federcaccia e CPA unite per il mondo venatorio, prosegue il progetto di fusione; l’intervista con Marco Castellani di ANUU Migratoristi.
Anuu Migratoristi, Federcaccia e CPA stanno intensamente lavorando alla realizzazione di un progetto di fusione delle rispettive realtà associative previsto dal Protocollo d’Intesa sottoscritto il 3 settembre dello scorso anno da Anuu e Fidc e poi, in un secondo momento, anche dal CPA. Le motivazioni da parte della Federazione sono state espresse pubblicamente in diverse occasioni dal presidente Dall’Olio.
Fra i punti di novità e di forza di questa proposta, senza dubbio la volontà di andare oltre semplici accordi fra diverse associazioni per giungere a riunificare in un unico soggetto tutte le anime del mondo venatorio. “Bisogna infatti ricordare che, come esplicitamente previsto dal Protocollo stesso, il progetto non è affatto limitato alle sole associazioni firmatarie né, tantomeno, alle sole associazioni aderenti al Coordinamento di Face Italia, ma era ed è aperto a tutte le associazioni venatorie, riconosciute o non riconosciute, formalmente costituite a livello nazionale” – sottolinea il presidente dell’AnuuMigratoristi Marco Castellani, entusiasta e partecipe fautore insieme a Fidc di questo disegno. “Personalmente ritengo che se davvero abbiamo a cuore solo ed esclusivamente le sorti della nostra passione, dobbiamo a tutti i costi favorire e non ostacolare questo cambiamento, anche avendo il coraggio di mettersi tutti in discussione, dal livello nazionale a quello territoriale”.
Un cambio di vista significativo quindi del ruolo e dei rapporti fra le diverse associazioni: “Le singole associazioni e gli uomini che nel tempo si succedono a rappresentarle sono solo strumenti e non il fine ultimo. E gli strumenti devono necessariamente evolversi per restare al passo con i tempi e all’altezza delle sfide che sono chiamati ad affrontare. Se non impariamo a unirci, se non diventiamo più forti e operativi, se non riusciamo a guardare avanti e continuiamo a guardare indietro, spesso fomentando assurde vicissitudini e asti del passato, la caccia rischia l’estinzione. Si illude chi pensa sia sufficiente semplicemente coordinarsi di più e meglio tra diverse sigle, cosa che comunque faremo con chi non vorrà partecipare a questa grande sfida dell’unità. Dobbiamo fare sintesi di risorse umane e finanziarie per investire in innovazione organizzativa e parlare davvero al mondo esterno con una sola voce, come già avviene nel resto d’Europa e del mondo”.
Quali sono i temi comuni che portano in questa direzione? “Sono molti i temi che ci uniscono, e in particolare la necessità di investire in ricerca scientifica e in comunicazione per dimostrare con i fatti la validità delle nostre posizioni e finalmente essere in grado di rapportarci con l’opinione pubblica, le Istituzioni e anche la politica in modo positivo, propositivo e autorevole, valorizzando la caccia e i cacciatori per quello che in effetti sono, ossia una grande risorsa per la società e per l’ambiente. L’intero mondo venatorio italiano, a torto o a ragione, ha purtroppo perso quasi completamente il suo collegamento con la società, e siccome una cultura vive solo quando invece ha la capacità di mantenere questo collegamento, è proprio il mondo venatorio che deve assolutamente impegnarsi per ripristinarlo perché, finché non ci riuscirà, ci piaccia o no, ogni giorno perderemo inevitabilmente qualcosa”.
Uno dei punti dolenti è la comunicazione: “La caccia in Italia è sempre presentata come problema e mai come opportunità e risorsa, come invece è nei fatti. Persino le vicende tecnico-legislative sono state stravolte da una artata disinformazione, senza che ai diretti interessati sia stata offerta la possibilità di controbattere adeguatamente, utilizzando gli stessi spazi sui media, e quindi dimostrare l’oggettiva verità che è ben lungi dall’essere quella rappresentata all’opinione pubblica. È evidente il peso della disinformazione spacciata in tutti questi anni e delle tante falsità e strumentalizzazioni di cui è stato vittima il mondo venatorio italiano, la cui grande sfida, oggi, è quella di invertire la tendenza, riuscire a fare corretta informazione. I media nazionali devono cogliere, finalmente, la disponibilità del mondo venatorio a offrire i termini e i riferimenti per una corretta informazione che è un diritto per i cittadini e dovrebbe essere un dovere per chi fa della comunicazione un mestiere.
Non basta e non serve, però, solo pretendere certezze e rispetto. Si deve dimostrare di meritarli, di essere seri, credibili e autorevoli: il nostro mondo deve iniziare un percorso di “rigenerazione” per arrivare all’obiettivo di rilegittimare la caccia e i cacciatori nella società di oggi. Ma questa rigenerazione dobbiamo volerla, cercarla con senso di responsabilità, etica, coraggio, determinazione, capacità propositiva e progettuale, ricercando le giuste alleanze e investendo, lo ripeto ancora una volta, in particolare in comunicazione e ricerca scientifica.
Rimanere fermi oggi, per inspiegabili paure, vorrebbe dire arrendersi senza combattere e attendere passivamente la fine di tutto senza cercare di sparare forse l’ultima cartuccia a nostra disposizione per provare a darci un futuro di cacciatori in questa società in continua evoluzione». Il tema dei rapporti col mondo agricolo è sempre stato fra quelli cui l’AnuuMigratoristi ha guardato con maggiore attenzione.
Come può essere ulteriormente sviluppata e potenziata la strategicità di questa relazione? “Non c’è dubbio che un altro obiettivo fondamentale da perseguire nell’immediato futuro sia quello di considerare sempre più prioritario e strategico il rapporto con il mondo agricolo, riconoscendo il contributo essenziale alla crescita del Paese offerto dalle imprese agricole italiane che, grazie al loro ruolo multifunzionale, garantiscono la produzione di cibo di qualità e l’erogazione di servizi di valorizzazione dell’ambiente, nonché il loro insostituibile ruolo di ospite del popolo dei cacciatori. Sono fermamente convinto della possibilità di porre anche le questioni ambientali e faunistico-venatorie al centro dell’attenzione comune per favorire ulteriormente un dialogo costruttivo tra agricoltori e cacciatori per valorizzare, in tutti i sensi, tradizioni e economia delle comunità rurali.
Mondo agricolo e mondo venatorio hanno, infatti, molteplici e positivi elementi comuni di contatto, avendo le stesse radici che affondano nelle tradizioni e nella cultura della ruralità italiana, ma oggi sono anche entrambi interessati da problematiche simili, come ad esempio il saccheggio indiscriminato del territorio agro-silvo-pastorale e l’impatto provocato dalla fauna selvatica e inselvatichita, con gravissime ripercussioni per le imprese agricole, per l’ambiente e per la biodiversità. Dobbiamo proporre e trovare assieme al mondo agricolo soluzioni definitive a questi problemi nell’ambito di un innovativo quadro di vera alleanza operativa tra i nostri mondi”.
L’ANUU Migratoristi guarda da sempre con interesse e attenzione all’Europa, in questo affiancata negli ultimi anni anche dalla nostra Federazione, che sta recuperando un ritardo non più sostenibile. Un altro elemento che accomuna e senza dubbio un’altra necessità. “Il futuro ci dovrà vedere sempre più impegnati e presenti a livello europeo. – conferma con convinzione Castellani -. Le istituzioni europee sono e saranno sempre più le sedi decisionali in tutte le materie del vivere civile e dell’economia di tutti i Paesi membri, ma lo saranno sempre più anche in materia agro-ambientale e faunistico-venatoria. Dobbiamo rimanervi collegati sia a livello tecnico che politico, garantendo la nostra presenza in ogni occasione di confronto e dibattito.
L’Europa ha poi un altro versante di grande importanza, rappresentato dai momenti organizzativi che il mondo venatorio si è dato a quel livello: sarà per noi essenziale una collaborazione sempre più stretta e fattiva con la Face, la Federazione delle Associazioni venatorie europee e con il prestigioso Cic International (Consiglio internazionale tutela fauna e natura), così come con gli organismi tecnicoscientifici come l’Ompo per sviluppare in modo coordinato e puntuale strategie comuni di comunicazione, ricerca scientifica e valorizzazione del ruolo della caccia e dei cacciatori in Italia e in Europa”.
26 marzo 2013
Fonte: BresciaOggi