L’associazione ANUUMigratoristi ha pubblicato un comunicato per commentare il comportamento della Regione Lombardia in merito ai richiami vivi, come sottolineato anche nella nota settimanale sul passo migratorio. Secondo i cacciatori migratoristi, il silenzio dell’ente locale è assordante e in questo modo si sta dando spazio al micro-bracconaggio di cui non sono responsabili le associazioni venatorie.
Inoltre, si starebbe preferendo l’accusa da parte di Bruxelles contro il nostro paese: nel 2015 il Senato aveva dichiarato che le reti per la cattura non massiva erano pienamente legittime, come anche specificato dal Ministero dell’Agricoltura. Secondo l’Unione Europea, gli aspetti tecnici del metodo possono dimostrare il carattere selettivo, senza dimenticare il chiarimento positivo da parte della Corte di Giustizia dell’UE in merito ai richiami vivi, alle fiere e ai mercati.
L’ANUU non sopporta più lo scaricabarile tra politici e funzionari che preferiscono interpretare la legge sui documenti degli anni passati. La Legge Comunitaria 115 del 2015 ha modificato il terzo comma dell’articolo 4 della Legge Nazionale sulla Caccia, spiegando come la cattura per l’inanellamento e la cessione ai fini di richiamo può avvenire soltanto con mezzi gestiti da personale idoneo e qualificato.
Fin dal 2016, poi, il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha invitato le regioni a operare mediante le deroghe, ribadendo il concetto durante la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. L’unico passato che rimane, sempre secondo l’associazione, è quello delle tradizioni venatorie, mentre i politicanti si stanno dimostrando incapaci di agire in modo corretto e nel rispetto delle promesse fatte.