Caccia: ANLC Umbria sulle dichiarazioni di Leandro Raggiotti, operatore faunistico della Provincia di Perugia, “Sindrome del Padreterno…”.
Sono rimasto colpito e indignato dalle dichiarazioni rilasciate da tale Leandro Raggiotti, Operatore Faunistico della Provincia di Perugia, nonché titolare di licenza di caccia, nel corso di un intervista pubblicata da “Perugia Free Press”. L’Operatore dichiara testualmente “personalmente sono favorevole all’eliminazione di ogni forma di caccia alla selvaggina migratoria, eccezion fatta per la beccaccia”…e sull’articolo campeggia la sua foto mentre accarezza il suo fido cane e mostra la sua inseparabile doppietta.
L’Operatore poi continua “la caccia alla selvaggina stanziale è sostenibile perché gestita sul principio della selezione agli Ungulati (?), mentre invece non possiamo continuare ad incarnierare ognuno 100 Tordi per mattina, senza sapere se effettivamente quelli saranno gli ultimi della storia”…e viene da chiedersi dove l’Operatore vede tutte le mattine tanta abbondanza di Bottacci e Sasselli in Umbria.
Ma non è finita qui e stavolta l’Operatore spara ad alzo zero “la caccia da appostamento al Colombaccio comporta per ogni anno la morte di 2-3 Rapaci per sito e dunque, per colpa grave dei cacciatori che la praticano, va eliminata”…e viene da chiedersi se i Dirigenti della Provincia di Perugia hanno letto l’articolo e se non lo hanno ancora fatto mi impegno da domani a consegnarlo personalmente.
L’Operatore, ormai senza freni continua “in Umbria esistono circa 6.000 appostamenti tra fissi e temporanei e annualmente vengono illegalmente abbattuti mediamente 15.000 Rapaci”, per poi postulare ancora “conteggiando inoltre al ribasso 200 piccoli uccelli abbattuti a capanno, raggiungiamo l’insopportabile pazzesca cifra di 1.200.000 capi, per non contare che per ogni uccellino abbattuto ce ne sono minimo altri due che vanno a morire lontano dal luogo del ferimento”…e qui la mia pazienza si esaurisce, tanto da chiedere un appropriato e celere intervento disciplinare dell’Amministrazione che gli garantisce lo stipendio, riservandomi altre eventuali azioni nelle sedi opportune.
L’Operatore sottolinea che “occorre un’adeguata e scientifica preparazione del cacciatore con un corso della durata di qualche anno a partire dall’età adolescenziale” e termina con una chicca per la Provincia per la quale non sappiamo quali insostituibili incarichi ricopre “la Provincia di Perugia ha mancato il suo obbiettivo, gli esami per l’abilitazione venatoria sono attualmente una PENOSA FARSA”.
Ora, non permettendomi minimamente di dubitare delle facoltà mentali dell’Operatore Faunistico, che è libero di esprimere le sue opinioni e di assumersene per intero le responsabilità, non accetto che tale “individuo” infanghi con arroganza, con disprezzo e con intolleranza la categoria alla quale dice di appartenere, accusandola di sterminare illegalmente in Umbria (secondo i suoi illuminati calcoli) 3.615.000 esemplari di avifauna protetta.
Ci fornisca con solerzia le prove documentate di quello che ha affermato sotto l’effetto della “Sindrome del Padreterno” o chieda scusa pubblicamente ai cacciatori umbri, sempreché non debba farlo in una Aula del Tribunale. Dall’Amministrazione Provinciale di Perugia ci aspettiamo quantomeno una presa di posizione ufficiale tramite stampa, che isoli tentativi di minare dal suo interno il mondo venatorio da simili vergognosi attacchi.
Stefano Tacconi – ANLC Umbria
( 5 febbraio 2013 )