Il dibattito sul problema del numero dei cinghiali all’Elba prosegue. E a questo proposito interviene con una nota l’associazione Libera Caccia Elba e Toscana portando il suo punto di vista. “Sono oramai mesi che all’Isola d’Elba si discute sul problema cinghiali, con un pressappochismo che ha dell’incredibile per chi veramente si è prodigato nel contenere il numero dei cinghiali, cioè i cacciatori. – dichiarano dall’associazione Libera Caccia – Ci piacerebbe sapere quanti di quei sindaci che hanno firmato tali petizioni si siano prenotati per prendere il porto d’armi o siano intenzionati a gestire una gabbia di cattura.
Perché a discorsi sono tutti bravi, poi però alle parole devono seguire i fatti e degli “armiamoci e partite” non ne possiamo più”. Sì perché – spiegano dall’associazione venatoria – ci sarà bisogno di chi premerà il grilletto del fucile e non di chi appenderà cartelli con scritto si pregano i cinghiali di abbandonare l’Isola. Con quale criterio o conoscenza si chiede di abolire l’area vocata e non il parco? La prima comprende le uniche zone dove il cinghiale viene veramente abbattuto, la seconda sono zone di protezione. Ora anche un bambino di sei anni capirebbe quale sia il vero rifugio e polmone di ripopolamento di questi animali”.
“Certo – aggiungono dall’associazione – i cacciatori sono coloro che, per ovvi motivi, non vogliono un’eradicazione del cinghiale, però sono anche gli unici che si impegnano concretamente a cercare di abbassarne il numero. Quindi se veramente questi urlatori di parole, volessero passare a fatti tangibili, dovrebbero, oltre che aprire un tavolo di discussione con tutte le categorie, Associazioni Venatorie comprese, dirci cosa veramente siano intenzionati a fare del parco e di tutte quelle zone interdette alla caccia che rappresentano oltre il 50% del territorio elbano.” “Si parla di eradicazione, ma nessuno parla dei costi, dei tempi, dell’applicabilità e soprattutto della riuscita di tale soluzione. – proseguono ancora dall’associazione – Qui si vuole creare un carrozzone che sperpererebbe migliaia di euro, senza raggiungere un risultato e, cosa ancora più grave, sarebbero soldi che non andrebbero ad appannaggio della categoria più colpita, gli agricoltori, come sta accadendo con i milioni di euro spesi nei vari progetti sul lupo.
Si parla di sterilizzazione effettuata attraverso i mangimi, però nessuno ci dice se la carne assunta dall’uomo di animali che hanno ingerito una quantità non controllata di medicinale, può causare effetti pericolosi. Inoltre spargendo questo mangime per il bosco, non saranno sterilizzati solo i cinghiali ma sicuramente tutte quelle specie che lo ingeriranno, dai roditori agli uccelli, ai mufloni, ai fagiani e alle martore per citarne qualcuna. È chiaro che qualsiasi soluzione per riportare il numero dei cinghiali ad una densità sostenibile debba passare per una strada cruenta, però se intanto si recuperassero dei vecchi coltivi oramai abbandonati, se ne venissero creati dei nuovi lontani dai campi degli agricoltori, con colture a perdere, dove effettuare una caccia di selezione i cui proventi siano impiegati per ripagare i danni, si otterrebbero dei risultati immediati e tangibili.” “Per questi motivi – prosegue la nota – Libera Caccia Toscana chiederà all’assessore Stefania Saccardi di istituire sull’Isola un tavolo di tutte le categorie portatrici di interesse per trovare al più presto una soluzione sostenibile e concreta” (Qui News Elba).