On.le Presidente De Luca, nell’attuale momento storico, ora più che mai, il cittadino richiede alla politica di agire con determinazione, ragionevolezza ed equità, evitando, soprattutto, di acuire odiose, quanto inopinate, discriminazioni. In tale ottica, nel tentativo, non sempre agevole, di contemperare la necessità di tutelare la salute pubblica, con quella di evitare l’aggravarsi della grave crisi economica che, atavicamente, attanaglia l’Italia intera, e la Campania in particolare, vanno visti i numerosi interventi legislativi susseguitisi negli ultimi mesi.
Si è, quindi, ritenuto prioritario assicurare il necessario sostegno economico a tutte quelle categorie produttive che hanno subito un rallentamento o, purtroppo, sospensione dell’attività lavorativa. Successivamente, è stato fornito adeguato riscontro a tutte quelle esigenze di carattere ludico; ed allora si è chiarito che l’adozione dei provvedimenti finalizzati ad evitare la diffusione del contagio da COVID 19 non precludono la possibilità di svolgere tutta una serie di attività che, per le loro caratteristiche intrinseche, possono assicurare il necessario distanziamento sociale, scongiurando, così, i temuti assembramenti.
Ed allora si sono visti, per esempio, nugoli di ciclisti, piuttosto che runners, sciamare lungo le strade, la riapertura degli impianti di tiro a volo, il cercatore di funghi o di tartufi ha potuto riprendere la via del bosco, come il pescatore sportivo quella del fiume, e via dicendo. La ripresa di tali attività veniva autorizzata nella consapevolezza che molto difficilmente si sarebbe potuto creare una situazione favorevole al proliferare del contagio. Solo le istanze provenienti dalle Associazione di categoria di un’attività, del tutto sovrapponibile a quelle che hanno beneficiato delle deroghe di cui sopra, non ha mai trovato riscontro alcuno: la CACCIA! Sono stati versati i classici fiumi di inchiostro per sensibilizzare la politica alla risoluzione della problematica contingente, perché ne esistono delle altre che ben possono essere definite ataviche, sottolineando, in particolare, che, per quanto concerne l’attività venatoria il distanziamento è imposto ex lege, oltre che dal buon senso!!!
Presidente De Luca ricorderà, perché non si ha ragione di credere che non ne abbia avuto notizia, che già la sua ordinanza ottobrina, quella relativa al divieto di mobilità interprovinciale, penalizzava, fortemente, l’attività venatoria nella Regione Campania. In particolare, si sottolineava che il provvedimento de quo inibiva l’esercizio dell’attività venatoria ai cittadini campani, in gran parte appartenenti alla Provincia di Napoli, per i quali la residenza anagrafica non coincideva con quella venatoria. Alcun riscontro in merito è stato mai fornito alle innumerevoli istanze di autorizzare gli spostamenti interprovinciali per raggiungere l’ATC di appartenenza! Successivamente, provvedimenti di carattere nazionale suddividevano le regioni italiane in zone caratterizzate da una colorazione rosso, arancione e giallo.
Alcun problema si pone per le zone rosse, laddove l’esercizio venatorio è precluso dal divieto di circolazione in assenza di valida motivazione, nonché per le zone gialle, caratterizzate da libera circolazione (tranne la Campania, laddove vigeva il noto divieto di mobilità interprovinciale). Di contro, la vicenda ha assunto, nuovamente, interesse per le Regioni arancione, stante il notorio divieto di allontanarsi dal Comune di residenza. Ebbene, numerose Regioni, con apposite ordinanze, hanno derogato a tale divieto, autorizzando, quindi, lo spostamento dall’ambito del Comune di residenza, al fine di raggiungere l’ATC di iscrizione. Veniva richiesto alla Regione Campania di adottare analogo provvedimento, ma anche tale istanza non ha trovato riscontro alcuno, se non la ben nota ed assai scomposta reazione di qualche suo sodale politico dal credo animalista.
Uno spiraglio si apriva nella giornata del 20 dicembre, allorquando la Regione Campania ritornava ad essere classificata tra quelle gialle, di guisa che si materializzava, per numerosi nembrotti, in gran parte residenti nella Provincia di Napoli e/o in Comuni privi di territorio venabile, la concreta possibilità di riprendere l’attività venatoria. Ma tale eventualità è stata scongiurata dalla ben nota ordinanza n. 98 del 19.12.2020, laddove nella Regione Campania, sino a tutto il 23 dicembre, vigono i divieti della zona cd. arancione, ergo nessuna ripresa generalizzata dell’attività venatoria. Presidente De Luca, in tutta sincerità, non è dato comprendere il motivo di tanto ostracismo nei confronti dell’attività venatoria che, ci si augura, non dipenda dalla volontà di qualche suo sodale politico, di stampo animalista, eletto con percentuali di voto irrisorie (decimali!!!).
Presidente De Luca, la sua (ri) elezione è stata quasi un plebiscito ed in Lei hanno riposto fiducia anche numerosi Cacciatori che reclamano tutela e dignità al pari di tutti gli altri cittadini; non venga meno al Suo mandato o, purtroppo, quanti l’hanno preferita dovranno ricredersi sulla loro scelta. Presidente De Luca, non trascuri di valutare che la mancata ripresa dell’attività venatoria in Regione Campania andrà ad amplificare la ben nota problematica dei danni alle colture arrecati dalle specie cd. problematiche, così come, più volte, denunziato dalle Associazioni Agricole, cui viene partecipata la presente nota. Tanto le chiedono tutti i Cacciatori campani che rivendicano pari dignità rispetto a tutti gli altri cittadini ed elettori.