Bruno Gurioli, presidente della sezione provinciale di Ravenna dell’Associazione Nazionale Libera Caccia, ha diffuso il seguente comunicato: “Evviva finalmente Legambiente scopre la sua vera vocazione di associazione visceralmente anticaccia. Per noi non è una novità, speriamo che anche per chi ha fatto accordi di programma con loro (Federcaccia) apra gli occhi. Partire da un episodio di stupido bracconaggio per riproporre la chiusura della caccia nelle valli, nelle pinete e nelle zone circostanti è tipico di chi vuole utilizzare questo fatto per nascondere il fallimento delle proprie azioni negli ultimi decenni.
Sostengono che vi è una “radicale situazione di bracconaggio” ma, se ne sono certi, perché la loro vigilanza volontaria non agisce di conseguenza invece di scorrazzare con l’auto di servizio nelle carraie della pineta per disturbare i cacciatori o per fare la caccia ai ciclisti o ai fruitori delle pinete stesse? Per loro l’attività venatoria è anacronistica? Comprendiamo la loro frustrazione ma è un dato di fatto che in Italia è regolata da una Legge statale e da Leggi regionali. Negli altri stati europei è considerata attività sociale con funzione di forte rilievo gestionale, in alcuni è ammessa anche nei parchi e chi la ostacola è passibile di sanzioni penali. Forse tutta questa acredine verso i cacciatori serve a nascondere le malefatte che non sono riusciti o non hanno voluto contrastare come lo sversamento nelle valli per decenni di innumerevoli tonnellate di fanghi pieni di piombo e tanto altro da parte delle industrie ravennati? Il problema non era quel piombo, ma è oggi quello dei cacciatori!
Tralasciamo la polemica su Punte Alberete e Valle della Canna ma un dato è certo, quando la gestione era in capo ai cacciatori erano siti invidiabili poi una volta chiusi alla caccia hanno fatto la misera fine che si può ben vedere oggi. Vorremmo ricordare infine, a questi luminari che hanno ricette sempre pronte, purchè di tenore anticaccia, che in questi luoghi (piallasse e pinete) l’attività venatoria si esercita da ottobre a fine gennaio con giornate e orari estremamente ridotti. In totale circa 45 giorni su 365 e con prelievi regolati dal calendario venatorio e del tutto compatibili con lo stato di salute delle specie. Lo “straordinario palcoscenico di natura” è quindi a disposizione di tutti i fruitori per tutto l’anno solare e comunque in modo esclusivo dei non cacciatori (unici questi ultimi che lavorano sodo per mantenerlo) per almeno 320 giorni. Sarebbe bene che prima di mettere mano alla penna di orari notturni o serali o di restrizioni varie costoro si leggessero bene il regolamento per l’attività venatoria. Forse oggi dopo questo intervento ci è più chiara l’avversione per le nuove regole in via di approvazione per meglio disciplinare il transito della biciclette nelle pinete”.