L’interrogazione di Scotto
Nella seduta del 16 giugno, l’onorevole Arturo Scotto ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica e al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per avere risposte su alcune questioni che, in effetti, sono già estremamente chiare e ben note a chi si occupa – anche se marginalmente – delle problematiche connesse alla tutela ambientale, alla salvaguardia delle produzioni agricole, alla difesa della biodiversità e al rispetto delle norme dettate da organismi scientifici internazionali.
L’autonomia dell’ISPRA
Delle due, l’una: o l’onorevole Scotto si è semplicemente fatto portavoce delle battaglie abolizioniste portate avanti dalle ben note sei sorelle dell’“animal-ambientalismo” italico, senza verificarne l’attendibilità e la correttezza, oppure dimentica (o ignora) la mole enorme di provvedimenti chiaramente anti venatori e totalmente immotivati che sono stati presi nel corso di quasi un trentennio da tutta una serie di esecutivi nei quali la componente ambientalista e anticaccia era non solo dichiarata ma rappresentava una lobby estremamente potente. Affermare che l’ISPRA costituisca attualmente, ed abbia costituito per decenni, un organo autonomo di consulenza scientifica per lo Stato, con una autorevolezza scientifica riconosciuta e apprezzata a livello internazionale significa negare l’evidenza dei fatti.
Le sentenze degli ultimi anni
D’altra parte, se in questi ultimi anni ci sono state decine di sentenze che hanno avallato l’operato delle regioni (anche su indicazioni del mondo venatorio) di discostamente dai pareri ISPRA, qualcosa dovrà pur significare. Anche i più profani sanno perfettamente che l’Istituto (peraltro gravato da incombenze di gravità ben maggiore di quella rivestita dai calendari venatori) non gode di una particolare considerazione internazionale. In effetti, l’autorevolezza scientifica dell’Istituto è stata mesa in forte discussione in sede di Comitato NADEG dove quasi l’unanimità degli Stati Membri era d’accordo su una modifica dei KC sulle date di apertura e chiusura della caccia. Inutile dire che una delle rarissime voci in disaccordo su questa linea è stata proprio quella dell’ISPRA. Questa posizione di assoluta minoranza ha comportato la creazione di un “Sub Comitato Ristretto” per cercare di uniformare il più possibile queste date a livello europeo. Infine, è doveroso ricordare che, proprio in sede di NADEG, l’ISPRA ha utilizzato una bibliografia non conforme alle richieste del Comitato stesso ma si è servita di una documentazione utile a sostenere le proprie tesi, sempre sfavorevoli ai cacciatori italiani.
Ricorsi al TAR
Per quanto riguarda, poi, la lamentata ricostituzione del comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, sospeso nel 2012 e mai più rinnovato, appare quanto mai singolare che l’onorevole Scotto paventi una insufficiente rappresentatività del mondo animalista e abolizionista al quale la legge permette magnanimamente di presentare ai vari TAR fiumi di ricorsi “fotocopia” a titolo del tutto gratuito. Ricorsi che, è bene che l’onorevole lo rammenti, hanno finito per cancellare la certezza del diritto riducendo – spesso in maniera tanto pesante quanto immotivata – i periodi e le specie di caccia per i quali i comuni cittadini avevano anticipatamente versato nelle casse dello stato e delle regioni sostanziose tasse. I cacciatori italiani si augurano che i ministri chiamati in causa da questa interrogazione chiaramente di parte, oltre che superficiale, sappiano rispondere continuando a rivendicare la propria competenza e la propria autonomia sulla materia, sgombrando il campo – una volta per tutte – dalle derive di stampo ideologico che non giovano né all’ambiente, né al mondo della produzione agricola, né al benessere animale, né alla salvaguardia della biodiversità (fonte: ANLC).