La proposta chiede l’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità e degli animali. In questi giorni la commissione Affari costituzionali del Senato ha lavorato su un testo unificato sostenuto da più di 80 associazioni animaliste ed elaborato da Liberi e Uguali, Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e +Europa. Il primo problema di questo testo è che è troppo generico. Una cosa su tutte dovrebbe invece essere precisa, perché fondamentale: la differenziazione tra animali da compagnia, selvatici, di allevamento e animali pericolosi. Dovremmo essere tutti d’accordo che per un gatto non dovrebbero valere le stesse regole che per un cinghiale, ma invece non è così dato che la legge unifica tutto. Manca il benché minimo raziocinio.
Basterebbe anche solo il buonsenso. Ovviamente questo creerebbe non poche limitazioni non solo per i cacciatori, ma anche per gli allevatori. Non solo. Il testo assegnerebbe allo Stato, senza che le Regioni possano dire niente, la competenza esclusiva su queste materie, riducendo dunque gli interventi a livello locale. Questo influirebbe non poco sugli interventi a tutela del territorio per quanto riguarda i selvatici e i nocivi. Già così le Regioni non hanno molta libertà di movimento, ma se dovesse passare la proposta della Brambilla, la situazione diventerebbe drammatica. Insomma, è facile pensare “che bello, tuteliamo il gattino”, ma la realtà è ben diversa e non viene mai spiegata con precisione, proprio per non dare alla gente il quadro completo”.